#1, 1999. VASCO ROSSI — LA FINE DEL MILLENNIO
Numeri Uno, novembre/dicembre 1999. VASCO ROSSI — LA FINE DEL MILLENNIO
Numeri Uno è la rubrichetta che si occupa di tutte le canzoni che sono finite alla prima posizione della classifica italiana dei singoli.
Qui trovate l’elenco di tutte le Numero Uno commentate, anno per anno, in continuo aggiornamento.
Numeri Uno è la cugina di quella americana di Tom Breihan, che è la cugina di quella inglese di Tom Ewing.
Questo è l’ultimo post del 1999, un anno abbastanza glorioso in quanto a belle canzoni. Avendo preso in modo estremamente serio questa faccenda delle chart del passato, perché come tutti voi farei di tutto pur di non lavorare e procrastinare le cose che ho da consegnare, ho scoperto Timeline. Timeline è un format YouTube dove riassumono un’intera annata in mezz’ora circa, toccando più argomenti socio-culturali ,dalla politica alla musica.
Del 1999 Timeline, tra le tante cose, sottolineava queste: Michael Jordan si ritira, al cinema esce Matrix, in tv debuttano I Griffin, il mondo scopre Eminem, al cinema esce Il Sesto Senso, in America accade la strage di Columbine, esce anche quel pezzo di gloria che è Fight Club (il film, tra i pochi che non facciano rabbrividire la maestosità del libro dal quale è tratto), debutta Spongebob, esce Il prigioniero di Azkaban… insomma, il quadro è abbastanza chiaro, no? È un mondo in evidente fermento artistico sotto tutti i punti di vista, come accade quando la società tende a “stare bene”, coadiuvata anche da un notevole e sempre più esponenziale progresso tecnologico. Come al solito, però, il successo di un’era è qualcosa di intangibile di cui non ci si potrà accorgere fino a almeno un decennio dopo, decodificando il passato con le lenti del presente e con una sana dose di pessimismo per il futuro.
Su tutti questi eventi chiave a livello di pop culture c’è un tema che aleggia, e non è la popolazione mondiale che raggiunge i sei miliardi di abitanti. C’è grande mistero e paura e incertezza in quello che porterà il 2000, perché anche prima dell’avvento di internet l’essere umano è fondamentalmente fatto al 75% di acqua e al 25% di sciocchezze e ha la necessità di tanto in tanto di mettere tutto in discussione, aggrappandosi anche alle faccende più stupide. Tipo: il millennium bug.
A fine 1999 la paura che i computer resettino l’intera umanità, i conti in banca, i documenti, solo perché non in grado di cambiare correttamente la data tra 1999 e 2000 rappresenta un terrore latente tra la popolazione. Vista da qui è quanto di più imbecille si possa elucubrare, almeno fino all’avvento dei terrapiattisti e compagnia di qualche decennio dopo.
Il millennio, in ogni caso, è oggetto di fascino per tutti indistintamente, e anche se sono anni in cui la modernità e l’attualità difficilmente finiscono per sfiorare i testi delle canzoni pop — quella è una rivoluzione che arriverà dopo un tenace spalla a spalla col rap, prima in Usa e poi in tutto il mondo. Qualcuno si accorge che il nuovo millennio è il tema è scottante e decide di usarlo per una canzone.
Uno di loro l’abbiamo già visto, e da queste parti va ammesso che gode di un’immunità più vergognosa di quella dei nostri parlamentari: Robbie Williams.
Di Williams non parleremo male neanche quando, spoiler, raggiungerà la #1 con quell’atrocità che è Rudebox; figuratevi a fine novanta in cui è nella sua Fase Imperiale, sforna grandi dischi, grandi singoli, grandi video, grandi gossip. Millennium è il primo singolo del suo secondo album, I’ve Been Expecting You, e vede Williams impegnato nella sua parodia / provino per James Bond (sa va sans dire: promosso a pieni voti. Come altro potrebbe essere con quella faccia da schiaffi?).
Cosa ha a che fare col pezzo in sé la fine del millennio? Niente. Però è un gancio paraculo per tirare le somme sulla società in cui viviamo, espediente che, va riconosciuto, può venire in mente solo alle penne più fini.
Non è quindi sorprendente che l’altro a cui venga in mente di fare una cosa del genere è Vasco Rossi. Vasco da queste parti l’abbiamo già incrociato, non perché sia finito primo in classifica nel biennio 1997-1999, ma perché nel 1997 si contraddistingue per la canzone con cui trionfa al Festivalbar, Io No, e anche se non finisce alla #1 dei singoli — il singolo non viene stampato — è bello piegare le regole a nostro piacimento pur di non parlare di un brano mortalmente brutto.
E se Io No lo vedeva in grande forma, qui invece lo ritroviamo con un brano — La Fine Del Millennio — che non è il miglior Vasco, non è il peggior Vasco, ma è un Vasco medio-basso. Non tanto rispetto al suo catalogo, perché non sono dell’idea di rinfacciare ai cantanti il proprio catalogo immenso in ogni cazzo di momento della loro carriera incolpandoli di aver scritto dei capolavori e poi essersi fatti distrarre da altre cose dimenticandosi come si scrivono le belle canzoni; più che altro, rispetto alle sue ultime uscite non è un buon pezzo.
La tanto vituperata Rewind? Se chiedete a me, un gioiello. Discografia di fine anni novanta, perché non ci ritroviamo a parlare di Rewind? Perché non avete stampato il cd singolo?
Rewind è tutto quello che oggettivamente rende Vasco sé stesso: l’impeto, la foga, il maschio appassionato, un po’ burbero, un po’ filosofo — rock ma emotivo. Lailalalalalala / Fammi vedere / Lailalalalalalala / Fammi godere è in contemporanea quello che Vasco canterebbe e quello che i 90.000 che ha davanti quando riempie San Siro vogliono sentirsi dire — e cantare.
Il ritornello, quando parte, non finisce più. È tutto un godimento con la sua struttura a mo’ di climax, forse metafora del sesso tanto reclamato da Vasco, forse no, ma in fondo che importanza ha? Il brano è un treno, nipote moderno di Rino Gaetano che, nascosta sotto le vesti di Canzonetta, funge da manifesto di tutta la filosofia vaschiana: «Mi aiuto con le illusioni / E vivo di emozioni che tu / Tu! / Non sai neanche di darmi». So che l’ho già scritto, ma pagherei per avere registrato i monologhi che il caporedattore di quanto lavoravo in un giornale un decennio fa faceva, sfruttando nel modo migliore che ho mai visto la sua laurea in filosofia, su Vasco Rossi, partendo e perdendosi per la tangente con dei paralleli pirotecnici tra Vasco e Nietzsche.
Però di Rewind non c’è traccia nella classifica dei singoli del 1999, perché viene pubblicata solo nel disco live, Rewind, dell’aprile 1999, sotto forma di radio edit, differente da quella comparsa in Canzoni Per Me, l’album del 1998.
Invece quello che ci troviamo davanti è La Fine Del Millennio, l’inedito che Vasco compone in modo dissacratorio e ironico, sbeffeggiando la frenesia che caratterizza gli ultimi mesi del secolo.
Vendutissimo, domina per due mesi, diventando anche la prima #1 del nuovo millennio. Come spesso accade, il problema delle chart che sono fondamentalmente numeri, e i numeri non sempre raccontano la verità. Forse lo fanno in borsa, forse nello sport, ma neanche: quanti campioni non hanno mai vinto nulla e quanti scarsi sono pieni di trofei?
A noialtri del futuro appare come una canzone che va prima perché è l’unico modo di ascoltarla che hanno tutti i fan del suo autore e interpete.
Ma adesso, animo signori: stiamo per lasciare definitivamente gli anni 90, apprestandoci a entrare negli anni zero. E guardate che gli anni zero sono altrettanto belli. Indossate il vostro vestito migliore, prendete il cocktail che vi siete preparati per l’occasione e brindate insieme a noi.
Ci lasciamo con un pezzo che dice letteralmente Let’s all meet up in the year 2000, e che è un signor 10. (Sì, ci potete cantare sopra un po’ di Soffro lo stress io soffro lo stress, ma ci arriveremo, tranquilli).
LE PAGELLONE
Rudebox è un 6.
Millennium è un 10.
Io No è un 9.
La Fine Del Millennio è un 4.
Rewind è un 9.
Disco 2000 è un 10.