Numeri Uno è la rubrichetta che si occupa di tutte le canzoni che sono finite alla prima posizione della classifica italiana dei singoli.
Qui trovate l’elenco di tutte le Numero Uno commentate, anno per anno, in continuo aggiornamento.
E adesso alzi la mano chi, nel 2000, guardando il video di Freestyler non ha identificato il protagonista del video come l’autore della canzone. Esatto: tutti noi eravamo convinti che Marlo Snellman, all’epoca quindicenne, fosse anche il rapper del pezzo. E invece: Mtv ci aveva illuso, come avrebbe fatto da lì in poi moltissime volte.
È il problema di certi video, riuscitissimi dal punto di vista dell’intrattenimento, e fallimentari dal punto di vista della comunicazione. Ciononostante, Freestyler rappresenta un unicum incredibile, che deve al videoclip il miracolo di essere un pezzo dalle sonorità così marcatamente drum’n’bass scuro, cupo, club e nordico sia capace di raggiungere la #1 in Italia e un po’ in tutta Europa. La cultura b-boy, la breakdance, ma anche la cultura videogame (Marlo mette in pausa e play il mondo un po’ come gli pare, manipolando tutti tranne i Bomfunk Mc’s), sempre più radicata nella gioventù degli anni zero, farciscono i quasi cinque minuti di clip.
In questo brano breakbeat che gira a 164 (!) bpm ci sono un po’ di sample: James Brown, onnipresente in tutto ciò che è cultura urbana da sempre con i suoi urli, Lyn Collins e un po’ di sample di Zero-G (una sorta di, per chi ne sa qualcosa in più di produzione musicale, Splice di quegli anni: banalmente, un cd di sample da utilizzare). Per chi volesse saperne di più, su uno dei siti preziosi del web, whosampled.com, trovate la lista intera con anche i riferimenti audio (da notare i litigi sul drum break utilizzato).
E siccome l’internet è pieno di pazzi, qui sotto un eroe del web rifà da capo Freestyler con Ableton.
E siccome rifare le cose pare essere un trend, la stessa band ha invece rifatto per il ventennale del pezzo il videoclip per le metrò di Helsinki:
E a proposito di rifacimenti, invece, eccovi una versione orchestrale in cui il cantante pare quello degli Aqua: (pazzesco come, se metti degli archi su qualunque cosa, diventi incredibile, toccante, Max Richter di base):
Cosa ha portato un pezzo così ad avere così tanto successo? Sicuramente tutti i progetti, principalmente provenienti dal Regno Unito, che hanno contribuito alla cultura dance/rave anni 90: dai Chemical Brothers ai Prodigy ai Massive Attack a Fatboy Slim e ai Faithless, ognuno di questi artisti ha fatto in modo che anche nelle orecchie più nazional-popolari s’instillasse il dubbio che anche la musica elettronica valeva qualcosa. Uniscici un video iconico e perfetto per l’alta rotazione e la fiducia indubbia che il mercato aveva nei confronti dei progetti che venivano dal nord Europa (grazie sempre, Max Martin), e la hit è servita.
Il testo, invece, è una sorta di rap sulla mitologica figura del Freestyler, colui che improvvisa rime su un beat: se avete visto 8 Mile sapete di cosa stiamo parlando, e se non l’avete visto credo che sia il minimo se vogliamo continuare a essere amici.
Va da sé che i Bomfunk Mc’s, duo di producer break/hip-hop finlandese, sono da gettare a mani piene nel calderone degli one hit wonder: la riprova ne è l’album di debutto, In Stereo, che il sottoscritto comprò a 40.000 lire a Bordighera nell’estate 2000, pentendosene amaramente dopo averlo ascoltato tutta estate cercando di autoconvincersi che fosse un disco che valesse quei soldi (spoiler: manco per il cazzo).
Ma nonostante la memorabile la recensione di NME (non esattamente noto per la gentilezza: «Desperado tune-free techno-lite bobbins for the soul dead, that’s what), Freestyler rimane un ottimo pezzo, anche solo per essere un outsider in una chart prettamente pop.
LE PAGELLONE
Freestyler è un 8.