Numeri Uno è la rubrichetta che si occupa di tutte le canzoni che sono finite alla prima posizione della classifica italiana dei singoli.
Qui trovate l’elenco di tutte le Numero Uno commentate, anno per anno, in continuo aggiornamento.
Nel 1998 Lenny Kravitz è su MTV a tutte le ore. Vuoi che in un colpo solo MTV va a coprire la quota rock’n’roll, quella blues/soul e quella destinata a un pubblico più adulto, vuoi che 5 è un gran disco.
Quanti singoli di alto livello ha 5? Contiamoli: If You Can’t Say No, I Belong To You, Fly Away (con un riff , Thinking Of You (bellissima e inaspettata mid-tempo tra il trip-hop e i Jamiroquai sulla scomparsa della madre).
Tutti pezzi che vanno fortissimo nella rotazione della tivù musicale, tant’è che un pomeriggio in cui aspettavo che i miei genitori tornassero a casa dal lavoro ma tardavano ricordo di aver beccato I Belong To You almeno tre o quattro volte, insieme a Acida dei Prozac +, al punto che quel pezzo ogni volta che lo sento mi dà un brividino che mi riporta al terrore fottuto di rimanere orfano. (Spoiler: avevano fatto tardi al consiglio di classe, stakanovisti che non erano altro.)
(Segue carrelata di canzoni per alzare un po’ la SIAE di Lenny).
Non a caso Lenny si porterà a casa, nel giro di quattro anni, quattro Grammy nella categoria Best Male Rock Vocal Performance: dal 1999 al 2002 nessuno può batterlo. Due di questi brani con cui vince sono estratti da 5: oltre a Fly Away, American Woman verrà aggiunto dopo, in una sorta di repack ante-litteram; Dig In farà parte del disco successivo, Lenny; Again, invece, scritta per 5 ma lasciata da parte in quanto poco coerente con il sound del disco, appartiene al greatest hits.
Vogliamo spendere una parentesi per i best of? (Solo su Canzonette trovate dissertazioni così: iscrivetevi, lenze.)
A fine anno 90 il mercato discografico è solido, forte di una dècade assolutamente clamorosa in termini di vendite e risultati. Dal grunge al punk alla dance alle boyband alle colonne sonore sembra che ci sia veramente spazio per tutti. I milioni di copie vendute per ogni progetto sono all’ordine del mese, a volte delle settimane (come abbiamo visto nel caso di BSB e Nsync). Napster, seppur lentamente, sta iniziando a erodere il sistema, ma nessuno ancora lo ritene una minaccia. (Se leggete How Music Got Free, scoprirete che la RIAA - la Fimi americana - aveva una presidentessa che all’epoca disse che Napster non sarebbe affatto stato un problema per l’industria discografica, e che Internet era un fenomeno destinato a durare tre o quattro anni. Questa la salviamo sotto la categoria lungimiranza). In un’industria così florida non potevano mancare delle operazioni per grattare più soldi possibili alla gente. E se ancora non esistevano le edizioni deluxe e centoventi varianti di vinile colorato per smutandare le fan base, la discografia aveva sotto Natale - ovvero nel Q4, quel momento dell’anno in cui la gente spende soldi nel nome di Gesù - un’arma incredibile per riempire gli scaffali dei negozi e i cestoni degli autogrill: i best of. Se ti piaceva un cantante ma magari non avevi voglia di comprarti tutta la sua opera omnia ecco per te la soluzione perfetta: quindici canzoni circa, in teoria le migliori di quella carriera, impilate una dopo l’altra con un packaging e un artwork raffazzonato e l’aggiunta di uno o due inediti in modo che anche ai fan più assidui venisse voglia di non farsi mancare quel disco nella collezione. Again fa, dunque, parte del primo Greatest Hits di Kravitz, e in un’epoca in cui non esiste Internet a banda larga o playlist con il meglio di, il nostro eroe riesce a raggiungere - in modo anche abbastanza inaspettato - la vetta della chart dei singoli con Again. Oltre a una solida fan base e un’ottima annata da cui Kravitz veniva credo che la motivazione per cui Again sia finita in cima alla classifica dei singoli sia da trovare in una cosa ben specifica: Again è una gran bella canzone. Non un evergreen, non la sua migliore, ma comunque degna di essere ricordata come una numero uno meritevole di esserlo. Armonicamente carismatica nelle strofe (quel sesto grado maggiore può suonare inaspettato oggi come allora), accogliente nei ritornelli, con un testo d’amore che creerebbe empatia con pressoché chiunque abbia mai avuto anche solo una mezza intenzione d’innamorarsi, è un pezzo degno di nota che, va detto, pochi in Europa hanno avuto il coraggio di portare in vetta.
Kravitz ritenterà un paio di volte la strada delle ballad come singolo forte del disco, e mi sento di segnalarne un paio che sfiorano la stessa bellezza che possiede Again: Stillness Of Heart, una cugina vicina di Again nel ritornello e di If You Can’t Say No nelle strofe, e la assolutamente clamorosa I’ll Be Waiting, a mio gusto una delle più belle ballad di quella decade nonché la mia canzone preferita di Kravitz, con quel testo che avrebbero tranqulllamente potuto scrivere i Fall Out Boy, ma con un titolo nettamente lungo.
Di Again, chicca bonus, c’è anche un incredibile remix degli Outkast, il duo migliore di tutti i tempi a parte gli Zero Assoluto, che poco ha a che fare con l’originale e ha mille views su YouTube, come tutto ciò che è fondamentalmente bello.
LE PAGELLONE
If You Can’t Say No è un 7.
I Belong To You è un 7.
Fly Away è un 7.
Thinking Of You è un 7.
Acida è un 10.
American Woman è un 7.
Again è un 9.
Stillness OfHeart è un 9.
I’ll Be Waiting è un 10.