#1, 2001: ELISA — LUCE (TRAMONTI A NORD-EST)
Numeri Uno, marzo 2001. ELISA — LUCE (TRAMONTI A NORD-EST)
Numeri Uno è la rubrichetta che si occupa di tutte le canzoni che sono finite alla prima posizione della classifica italiana dei singoli.
Qui trovate l’elenco di tutte le Numero Uno commentate, anno per anno, in continuo aggiornamento.
Numeri Uno è la cugina di quella americana di Tom Breihan, che è la cugina di quella inglese di Tom Ewing.
Nel 2001 la musica italiana si rinnova, gettando inconsapevolmente le fondamenta di quello che sarà nei decenni a venire. Evoluzione è la prima parola che viene in mente; qualità è la seconda. In particolare ci sono due artisti nostrani che raggiungono la #1 nel 2001 che portano un’ondata di cambiamento tale che vent’anni dopo saranno ancora protagonisti del panorama del pop italiano (spoiler: tra questi non ci sono le Lollipop).
Elisa è, in chiusura di secolo, il più grande talento femminile che viene nutrito e cresciuto in Italia. Sugar, etichetta indipendente fondata da Caterina Caselli, prende i talenti magari meno consoni al mercato (sulla carta) e li sviluppa, li cura, li fa maturare e ne segue la necessità artistica piuttosto che quella commerciale: è una sartoria, un laboratorio, più che una casa discografica. È così che talenti come Elisa e i Negramaro possono conquistare l’Italia. Sugar, con Elisa, fa un lavoro egregio. Inizialmente i suoi dischi escono per il mercato italiano esclusivamente in lingua inglese: sarebbe una mossa anti-commerciale oggi, in un mondo globalizzato; figurarsi nel 2001, dove anche solo il parlare di Euro e Europa unita faceva storcere il naso a un paese per sempre conservatore, illetterato e contro il cambiamento. Nonostante questo, Pipes And Flowers, l’esordio di Elisa, vende 300.000 copie, arrivando nella classifica dei dischi più venduti di fine 1998 dietro solamente a un album monumentale come MinaCelentano. L’album vincerà anche il Premio Tenco.
In brani come l’iconico singolo Labyrinth si sentono le influenze di Alanis Morissette, di Dolores dei Cranberries, mentre nel resto del disco s’intuiscono dai brani più Uk e influenzati dal trip-hop le affinità con Beth Gibbons dei Portishead e con Bjork.
Nel 2000 esce Asile’s World, che spinge più sull’elettronica e su suoni nordici/bjorkiani, ma l’Italia si dimostra poco pronta a capirlo, e lo accoglie tiepidamente. Per questo la Sugar spinge per l’esordio alla kermesse sanremese e, contestualmente, a quello in lingua italiana. Elisa mai, infatti, si è misurata con la nostra lingua prima del palco dell’Ariston. Entri in scena, dunque, Luce (Tramonti a nord-est). Elisa traduce Come Speak To Me, brano originariamente composto in inglese, con Zucchero. In un’intervista a Rockol Elisa racconta così l’incontro con lui: «Ricordo bene l'incontro con Zucchero, che del brano è autore dell'inciso 'Siamo nella stessa lacrima', un'idea assolutamente sua e una frase che io non avrei mai scritto. [...] Entrare a casa sua sembrava di entrare in un film, con piante ovunque e pavoni. Il suo studio poi sembrava una casa degli hobbit, aveva un tavolino basso, un pianoforte verticale, foglietti ovunque con parole scritte, era come entrare in un laboratorio. Lui era estremamente umile, non sembrava di avere davanti Zucchero, sembrava più uno studioso. [...] Luce per me è stato un brano magico, era una delle canzoni più importanti che avevo scritto, segnava un cambio forte di scrittura. Quello che avevo fatto prima era molto metaforico, non parlavo così direttamente delle mie cose, è stato un brano di grande impegno emotivo e oltre a scriverlo in inglese avevo tentato, riuscendoci, di aprire uno spiraglio per cantarla anche in italiano. Racconta della fine di una storia, è stato davvero liberatorio dirlo anche nella mia lingua, così il messaggio sarebbe arrivato bene anche alla persona a cui era indirizzata la canzone.» E ancora, per dare un’idea di come affrontò il suo primo Festival: «Avevo 23 anni, avevo fatto due album in inglese ed era la mia prima volta in italiano e la canzone che avevo scritto parlava di una storia vissuta sulla mia pelle. Mio padre durante quella settimana sanremese si trovava in coma per un ictus e non sapevo se al mio ritorno lo avrei rivisto, il nostro rapporto era sempre stato controverso e irrisolto, ma la sua condizione mi toccava profondamente. [...] Mi ero disegnata i vestiti che indossavo sul palco, tutti sempre e solo bianchi, perchè era il colore del lutto nella cultura cinese che in quel momento studiavo molto e rappresentava per me la fine della storia d’amore di cui parlavo nella canzone. Quei giorni sono stati per me una prova di equilibrio, potevo contare sulle mie forze, ma ero abituata a farlo e l’ho fatto. [...] Sono tornata a casa con la consapevolezza di aver vissuto una cosa grande e irripetibile, anche per questo non sono mai più tornata in gara ma solo come ospite. La musica non è una gara, ma la tensione e la pressione a volte ti possono spingere a dare il meglio». La cultura cinese è un elemento ricorrente di Luce, tant’è che nel videoclip, diretto da Luca Guadagnino e con Giorgio Pasotti come protagonista, Elisa e Pasotti si rincorrono e esibiscono svariate mosse di wushu. In una raffica di imperativi e naturalismo (sole, stella, luce, alberi, vento) su un tappeto goldfrappiano, Luce non è rivoluzionaria di per sé, ma lo è in un contesto come quello canonico e tradizionalista di Sanremo di inizio secolo in cui altri pezzi (altrettanto da 90) sarebbero parsi più idonei a una vittoria (Di Sole E D’Azzurro di Giorgia, che quell’anno arrivò seconda. Che edizione.) (Se volete ridere, Zucchero è autore anche di Di Sole E D’Azzurro. Quando dici il talento.) (Di Di Sole E D’Azzurro non esiste un videoclip su YouTube apparentemente, e quindi eccovi l’esibizione di Sanremo 2001).
È il Sanremo di Raffaella Carrà, e è un Sanremo di assoluto dominio femminile: prima Elisa, seconda Giorgia, terzi i Matìa Bazar — mentre nei giovani vincono i Gazosa, sempre di Sugar (e quindi doppia vittoria per Caterina Caselli). È anche il Sanremo degli ospiti infuocati, mettiamola così: alla sua prima apparizione in Italia sul palco dell’Ariston arriva Eminem, che però dopo giorni e giorni di polemiche preventive si presenta sul palco, fa la sua performance e se ne va; e dei Placebo che, in un impeto di rocchenroll insoddisfatti della reazione del pubblico ingiaccaeacravatta decidono di sfondare tutto il palco alla Blanco, il tutto seguito da Megan Gale che ci invita a vedere uno spottone su «La Liguria bèlìssema». Storia della musica.
Ma, tornando a Luce: l’emotività del brano unito alla performance di Elisa, ai suoi melismi e all’alternare voce piena e falsetti nei primi incisi per poi cantare l’ultimo in voce piena, è invincibile; il tutto è poi elegantemente accompagnato dai Solis String Quartet, che colorano il brano con la loro orchestrazione un brano figlio dell’elettronica del momento (vedi alla voce Hooverphonic) ma ugualmente accessibile al grande pubblico.
È la prima volta che incrociamo per direttissima il Festival: il pezzo, infatti, resta primo in classifica per quattro settimane di fila, e dal 1997 al 2001 — quindi dall’inizio di Canzonette nonché della rilevazione Fimi dei singoli più venduti — è l’unico brano di Sanremo in grado di imporsi in testa alla classifica.
Inutile racchiudere in poche righe la straordinaria carriera che Elisa avrà dopo Luce, costellata di grandi pezzi e dischi di qualità. Se, nello specifico, prendiamo le poche volte in cui, fino a fine anni dieci, si è fatta ascoltare in italiano, che dire se non: che grande talento? Ecco, quindi, per chiudere, una grande carrellata di pezzoni suoi: la ligabuense Gli Ostacoli Del Cuore, la negramarense Ti Vorrei Sollevare e la coldplayana L’Anima Vola.
LE PAGELLONE
Labyrinth è un 8.
Luce (Tramonti A Nord-Est) è un 10.
Di Sole E D’Azzurro è un 9. (se volete sapere perché, la motivazione è «nevai»)
Gli Ostacoli Del Cuore è un 10.
Ti Vorrei Sollevare è un 10.
L’Anima Vola è un 9.