Numeri Uno è la rubrichetta che si occupa di tutte le canzoni che sono finite alla prima posizione della classifica italiana dei singoli.
Qui trovate l’elenco di tutte le Numero Uno commentate, anno per anno, in continuo aggiornamento.
Come si contraddistinguono i fuoriclasse? È un movimento specifico, il loro, mutazione genetica che marchia il loro dna. E non è solo quando fanno il gol di rovesciata che finisce negli annali che si fanno riconoscere: solitamente è molto prima, quando nell’ombra del riscaldamento pre-partita li vedi fare numeri impressionanti con una naturalezza fuori dal mondo.
È quello che verrebbe da pensare riascoltando l’intro di Xdono, il singolo d’esordio di Tiziano Ferro che prese di muso il pop italiano, scardinandone i meccanismi in modo inaspettato e prendendo a schiaffi tutto quello che credevamo di sapere sulla musica nostrana, cambiandone la rotta per sempre.
Gli ad libs di Ferro non sono solo il biglietto da visita del suo talento vocale, ma uno spartiacque per la nostra storia musicale. Del resto i talenti si rivelano sempre così: non avvisano, arrivano e travolgono tutto quello che c’è, spesse volte senza nemmeno saperlo, semplicemente facendo quello che sono nati per fare.
Ferro arriva al suo primo singolo il 22 giugno 2001, dopo anni travagliati: come si racconterà lui stesso anni dopo, prima di Xdono è un teenager sovrappeso e con un progetto che cambia di mano in mano, di produttore in produttore, ma con alle spalle due menti brillanti (Mara Maionchi e Alberto Salerno) che lo scoprono a un provino per Sanremo e iniziano a credere in questo ragazzo di Latina dal timbro soul e profondo ma anche maledettamente pop. La svolta arriva quando i due lo spediscono in studio da Michele Iorfida, in arte Canova, col quale Ferro inizia a sperimentare approdando a un percorso musicale che va al di là del cantautorato italiano. Canova stesso racconta, nel 2022, in occasione del lancio del suo disco da producer, l’incontro con Ferro: «Con Tiziano, sai, è stata subito questione di prendersi ad istinto: io ero uno sfigato, lui era uno sfigato, ci siamo messi insieme, e insieme abbiamo scalato la musica italiana contro ogni pronostico e anche un po’ contro tutte le persone che fino a qual momento non ci avevano considerato». Basandosi sull’r&b moderno, quello di D’Angelo, R. Kelly, Usher, Sisquo e tutti gli altri nuovi eroi della scena contemporanea americana, il duo getta le basi per quello che sarà il sound di due dischi epocali: Rosso Relativo — uscito a ottobre del 2001 — e il suo sequel 111.
Ma prima del successo, come sempre, c’è la grande scalata: Salerno e Maionchi faticano a trovare un partner per il progetto, come racconterà Ferro stesso nel suo libro autobiografico Trent’anni e una chiacchierata con papà. (Ora, è sempre facile ragionare a posteriori, con stadi pieni e record battuti, ma pensate a uno che fa di mestiere il discografico e non capisce la potenza di canzoni come Rosso Relativo o di Non Me Lo So Spiegare, e capirete perché l’Italia era musicalmente in stallo.)
(Nessuna di loro arriverà mai al #1 della classifica dei singoli italiani, e Non Me Lo So Spiegare con grande rammarico di Ferro verrà inizialmente messa da parte per un progetto successivo — infatti uscirà nel secondo album di Tiziano, 111 — e poi ostracizzata come singolo; come spesso accade aveva ragione l’artista, e infatti aiuterà a rendere 111 un disco eterno nonostante l’uscita del brano in radio e su Mtv in pienissima estate. Poco importa che non finiscano alla #1 dei singoli: se chiedete a un trentenne qualsiasi, con grandissima probabilità ve la reciterà a memoria tipo preghiera, a riprova della relativa affidabilità delle chart).
Quello di Ferro appare fin da subito essere un modo di scrivere inedito, introspettivo ma moderno, intimo e attuale, al passo coi tempi e col linguaggio che si mastica realmente nelle scuole e nei licei: la X di Xdono è una furbata che allude al linguaggio degli sms, e crea subito una connessione con gli adolescenti ai quali fin qui tocca sorbirsi il resto del pop italiano della vecchia guardia: per chi ha voglia di freschezza e novità tocca sempre rivolgersi all’estero. È questa la prima vera rivoluzione di Tiziano: sdogana non solo un genere fino a qui oscuro e oscurato, ma mischia tradizione e contemporaneità, alto e basso, semplicità e cripticità (quanto siano complessi certi suoi versi degli esordi è uno di quegli argomenti per cui servirebbero altri tre blog). Nella sua penna c’è il cantautorato, come dimostrerà con le ballate che stenderanno milioni di adolescenti negli anni a venire, ma c’è anche l’hip-hop: le esperienze da corista dei Sottotono e con gli ATPC si fanno sentire in alcuni episodi del disco, come Primavera Non È +. È sì black music, ma filtrata col gusto italiano che la rende appetibile e digeribile da chiunque sia nato nella nostra penisola.
In Xdono non c’è soltanto una storia d’amore finita male: c’è tutta l’adolescenza complicata di un ragazzo di provincia sovrappeso, vittima di bullismo e con dei conflitti irrisolti — un teenager qualsiasi, potrebbe dire qualcuno, sì, ma con una spiccata attitudine all’esprimersi tramite il canto in maniera innegabilmente sublime. Xdono è una hit non solo da noi, ma in tutta Europa: in Francia, in Spagna, in Germania. E per la prima volta l’Italia risponde in modo discograficamente competitivo ai Justin Timberlake d’oltreoceano, con un progetto solito e dal futuro promettente (nonostante il secondo singolo, L’Olimpiade, frenerà un po’ gli entusiasmi scatenando in più o meno tutti la domanda: ma quindi era tutta un’allucinazione tutto quel talento?) (No, né all’epoca né oggi è chiaro che non bastava quell’incedere boom-bap per giustificare il fatto che da Rosso Relativo come secondo singolo non fu estratta immediatamente la title-track o il capolavoro successivo: Imbranato).
LA DOVUTA PARENTESI
Rosso Relativo nel 2002 vincerà il Festivalbar come è giusto che sia, andando a sigillare dopo un solo anno sulle scene lo status di Ferro come nuova stella del pop italiano: un testo che parlava di sesso cibernetico, di chat dove il rosso significa lo status di occupato, e più velatamente di disturbi alimentari, mostrandoci un Ferro sempre più criptico e ermetico e al contempo sempre più affascinante.
Imbranato, invece, con quel «Ma scusa se tiiiiiiii amo», ma soprattutto con quel fraseggio clamoroso nella seconda strofa dove Ferro incalza: «Ciao, come stai? Domanda inutile. Ma a me l'amore mi rende prevedibile. Parlo poco, lo so, è strano, guido piano. Sarà il vento, sarà il tempo, sarà… fuoco», sarebbe la più bella canzone di qualunque repertorio di qualunque artista pop degli anni duemila, se solo Ferro non avesse poi deciso di affogarla nella miriade di ballate incredibili che riempiranno i suoi dischi successivi (anche qui: troppe per citarle, servirebbero altri otto blog).
MA TORNIAMO A BOMBA SU
Xdono, che come i più affezionati fan di TF sapranno è stata composta su una panchina di Latina nel dicembre del 2000, oggi diventata meta del pellegrinaggio dei suoi fan, che negli anni l'hanno trasformata praticamente in un monumento. Xdono è un unicum in tutto e per tutto. È un brano che parla di un break-up sotto Natale e esce a giugno; il post-ritornello, che dal 2015 chiameremo drop, è totalmente fatto di ad libs; le strofe sono composte di frasi killer sparse in un cantato marcato, quasi-rappato: «un misto tra incanto e dolore» (ma che frase è?), «un misto tra tregua e rivoluzione»; la linea melodica raramente ammette pause, in antitesi con tutto ciò che è considerato pop fino a qui, e in anticipo di vent’anni rispetto all’epoca dello strapotere del rap; i fraseggi di Ferro sono ritmici, martellanti, quasi ossessivi, ma addolciti da un timbro sicuro anche se giovane, e non dànno tregua all’ascoltatore; l’arrangiamento, che si muove tra un pattern di drums new-r&b e pianoforte e archi, supporta la confessione del cantante dandogli coolness senza essere mai invadente; la precisione geometrica della delivery di Tiziano è senza eguali, né prima né dopo. Tiziano è un artista senza rivali, dal songwriting all’approccio ai live, che tendono più a strizzare l’occhio alle boyband d’oltreoceano con tanto di corpo di ballo e coreografie hip-hop; il suo futuro è così luminoso da accecare fin dal primo momento, perché è il suo è un tipo di pop rarissimo: quello che unisce trasversalità e qualità.
LE VERSIONI ALTERNATIVE
Xdono gode, dall’alto del suo successo europeo, di svariate versioni e adattamenti in lingue straniere, faccenda di per sé clamorosa per l’epoca, tra cui spicca (in negativo) quella inglese, con un testo che cancella la bellezza e la poesia della versione originale finendo per ammorbidire la penna di Tiziano; su quelle francese e portoghese non guardate di qua, perché son due lingue che proprio non so. (Avesse fatto quella tedesca, qualcosa da quegli otto anni di patimento per una patria che ci ha regalato poco se non i Liquido e i Tokio Hotel avrei capito). (Quantomeno su quella francese il ritornello è totalmente in italiano, come conferma la mia versione francese di Rosso Relativo, tranne l’ultimo).
Tra neo-lingua e una filastrocca quasi elementare quanto micidiale (Xdono, scusa, rosa, posa), Ferro s’impossessa del palcoscenico di radio e tivù incarnando la rivoluzione musicale che l’Italia si meritava, portando il cambiamento in un mercato che senza saperlo sta già cambiando iniziando a vivere epocali trasformazioni — su tutte: Napster e Trl.
Ritroveremo Tiziano nei prossimi anni, e come tutti i grandi artisti che si rispettino lo ritroveremo sempre in una forma migliore.
LE PAGELLONE
Xdono è un 10.
Did You Ever Think è un 7.
L’Olimpiade è un 5.
Imbranato è un 10.
Rosso Relativo è un 9.
Non Me Lo So Spiegare è ben oltre al concetto di 10.
Primavera Non È + è un 7.