#1, 2002: RED HOT CHILI PEPPERS — BY THE WAY
Numeri Uno, giugno 2002. RED HOT CHILI PEPPERS — BY THE WAY
Numeri Uno è la rubrichetta che si occupa di tutte le canzoni che sono finite alla prima posizione della classifica italiana dei singoli.
Qui trovate l’elenco di tutte le Numero Uno commentate, anno per anno, in continuo aggiornamento
(Sì, l’artwork c’ha il watermark perché ero troppo pigro per registrarmi all’unico sito che l’avesse pressoché in HQ. Bentornati su Canzonette).
È il 1999 quando entro da Rasputin, ex Bonaparte, negozio di dischi che si è tristemente spostato dall’angolo via Marghera a corso Vercelli, per chiedere un consiglio al proprietario. Il proprietario, che nei miei ricordi è il fottuto sosia di Dave Gahan dei Depeche Mode, mi sta ad ascoltare, vuoi perché il negozio è vuoto, vuoi perché ci vado spesso a spenderci gran parte delle paghette che scucio ai nonni. Il consiglio che gli chiedo è fondamentalmente questo: ci sono due cassette che vorrei comprare, ma sono indeciso tra quale. Gliele indico. Prima il mio dito si fa largo nell’aria per mostrargli Californication, il ritorno dopo anni di buio dei Red Hot Chili Peppers a un gran disco, essendo tornati a fare musica con John Frusciante alla chitarra; poi, il mio dito si sposta verso destra per indicargli niente-meno-che Comunque Vada Sarà Un Successo, disco d’esordio di Er Piotta.
Sono abbastanza certo che, avesse avuto un blog, o avesse anche solo avuto l’inclinazione di rispondermi come il commesso di Alta Fedeltà, mi avrebbe distrutto, noncurante dei miei dodici anni. La realtà dei fatti è che Dave Gahan si limita a contenere una risata, o lo sdegno, chissà, per poi rispondermi: «Be’, sono due cose molto diverse, dipende da cosa ti piace di più, scegli tu quello che ti piace di più…»
L’avrei scoperto solo anni dopo, al liceo, grazie a un prof che incidentalmente somigliava al demonio — che noi chiamavamo La Belva — che gli ignavi finiscono all’inferno. Al momento, non m’incazzai più di tanto per il suo evitare di aiutarmi in una decisione che avrebbe potuto cambiarmi l’esistenza in modo eterno — rapper o rocker? — e scelsi, effettivamente, il disco che mi stuzzicava di più.
Per anni ho raccontato questo aneddoto facendo ridere decine e decine di persone, ma non m’incolpo più di tanto: provateci voi a resistere al fascino di una musicassetta (se non sapete di cosa stia parlando: beati voi) con in copertina Er Piotta vestito con tanto di tuta non gold ma argentata (o forse così è come me la voglio raccontare, e era semplicemente un pigiama) e cinque ragazze alle quali qualche stylist (che, notoriamente, sono il male del mondo) ha deciso di affibbiare un look da, come dire, velina della Nomentana.
È o non è tutto così brutto da fare il giro e diventare quasi incredibile?
A ogni modo, il racconto si conclude così: comprai Comunque Vada Sarà Un Successo, perché a) volevo ascoltare fortemente tutte le volte che mi pareva e piaceva Supercafone (‘99) e pensai che tutto sommato ascoltato già tanto rock e poco rap; poteva essere l’occasione per approfondire un genere, no?
Ricordo quel disco e quell’acquisto come uno degli sbagli più grandi della mia adolescenza, uno sbaglio che forse in classifica stava persino più su l’aver limonato Elisa di 3A per poi scoprire che forse aveva la mononucleosi. Non era un gran disco, anche se questo non diminuirà la grandezza di Supercafone (‘99), del suo video, e soprattutto di Valerio Mastandrea.
Ciò detto: probabilmente eravate qua per i Red Hot e vi siete ritrovati incastrati in uno spazio tempo che parla di Er Piotta. Californication era stato il disco che li aveva riportati a una qualità artistica incredibile, partendo dal pezzo per cui alla fine comprai il disco, Star Tissue, che con quella chitarra iniziale quasi scordata ancora oggi mi fa venire i crampi allo stomaco dalla bellezza, ma anche con quei falsetti, quegli assoli, quelle linee di basso — insomma: come sempre nei brani dei Red Hot, tutto bellissimo eccetto (o nonostante) i testi; era stato un disco pieno di singoli incredibili, che metto qui sotto giusto per dovere di cronaca, perché quando cazzo ci ricapita di trovare un disco che ha cinque singoli consecutivi così belli? Credo mai. E quindi:
Un disco pressoché perfetto, a cui segue un periodo di scrittura in cui Frusciante, tornato nella gang, prende le redini della faccenda e inizia a scrivere cose nettamente più melodiche e cose molto più punk. Rick Rubin, ancora una volta chiamato a produrre il disco, consiglia ai Red Hot di concentrarsi sulle cose più melodiche, e il miscuglio di influenze di Beatles, Beach Boys e Emerson, Lake e Palmer sono quello su cui la band lavora. A sentirsi alienato dal processo di scrittura sarà Flea, bassista storico della band,. che considererà di andarsene durante il making of dell’album. Kiedis, frontman costantemente desnudo della band, invece accoglie le idee di Frusciante per scrivere canzoni d’amore alla nuova fidanzata (e alle droghe) e gli va bene così. (Gli equilibri delle band: roba da aprirci sei Substack).
Così va a finire che By The Way è un disco profondamente diverso da Californication, e il funk e il rap e il rock vengono sostituiti da grandi melodie anni sessanta e chitarre acustiche e mellotron e atmosfere, diciamocelo, un po’ da hippy. Uniche eccezioni sono, non a caso scelta dal management dei Red Hot, il primo singolo By The Way e il terzo singolo Can’t Stop, che altrettanto non a caso resterà uno dei pilasti dal vivo della band per i decenni successivi.
By The Way è un treno senza sosta, con un ritornello memorabile fin dal primo ascolto, delle bassline incredibili — prima volta, a memoria, che prima in classifica dal 1997 al 2002 c’è un brano con linee di basso così complesse e funky — e un filo narrativo che parte dalla stessa Californication («A teenage bride with a baby inside») prosegue qui con «Dani, the girl, is singing songs to me / Beneath the marquee, oversold» e finirà nella successiva Dani California. Il testo è, come sempre nella tradizione dei RHCP, roba che suona bene e non vuol dire quasi un cazzo; sotto, invece, succede la magia. Frusciante, Flea e Smith tirano giù il demonio e lo prendono a sberle.
Se parlate con i puristi, vi diranno che By The Way è l’inizio del declino della band, ma se parlate con i puristi in generale avrete poco rispetto da parte mia, perché quelli che c’hanno sempre da lamentarsi pure dei dischi belli a prescindere perché una band «prima era meglio» inquinano un’esistenza già scarica di belle cose; sì, certo, verranno dischi non esattamente memorabili da parte dei quattro, ma non è di certo By The Way il loro disco peggiore, né tantomeno un disco che ripete una formula perfettamente collaudata con Californication. È anzi ambizioso e lodevole, pur con i suoi alti e bassi, che Frusciante abbia tentato di spostare il sound della band verso lidi che mai avevano toccato, o forse solo in parte con la splendida Road Trippin’ e qualche altro episodio precedente. E anche se la band da sì il suo meglio dal vivo negli episodi più funk-rap (By The Way e Can’t Stop, appunto) e certe volte cade in episodi che porterebbero chiunque si ritenga sano di mente a chiamare il proprio avvocato per recarsi a sporgere querela per incompetenza artistica (The Zephyr Song) non si può certo negare il fascino di tutti quei falsetti che sembrano usciti dalla testa di Brian Wilson (c’è certamente una connessione tra alcune droghe e alcune declinazioni musicali del songwriting, ma non abbiamo quelle ottantasette ore che servirebbero per discuterne). Vedi alla voce Dosed o quella dell’imbecillissima e affascinante Cabron.
In sostanza, fanculo gli apici di carriera di fronte a qualcosa così di qualità dopo tutti questi anni di attività: By The Way è un gran pezzo, di quelli che raramente si vedevano su Mtv e ancora più raramente s’incrociavano in testa alla classifica dei singoli più venduti dell’epoca. (Vogliamo poi parlare degli artwork incredibili di questa loro era fatti dal padre della fidanzata di Frusciante? Monumentali.)
LE PAGELLONE
Supercafone (‘99) è un 9.
Scar Tissue è un 10.
Around The World è un 10.
Otherwise è un 10.
Californication è un 10.
Road Trippin’ è un 10.
By The Way è un 9.
Can’t Stop è un 8.
The Zephyr Song è un 2.
Dosed è un 9.
Cabron è un 8.