#1, 1998. AEROSMITH — I DON'T WANNA MISS A THING
Numeri Uno, settembre/ottobre 1998. AEROSMITH — I DON'T WANNA MISS A THING
Numeri Uno è la rubrichetta che si occupa di tutte le canzoni che sono finite alla prima posizione della classifica italiana dei singoli. È la cugina di quella americana di Tom Breihan, che è la cugina di quella inglese di Tom Ewing.
Se vi ricordate di My Heart Will Go On, vi ricorderete che il pezzo non doveva esistere e che Céline Dion non voleva cantarla. È più o meno quello che successe anche a I Don’t Wanna Miss A Thing con gli Aerosmith.
E la cosa ancora più divertente è che era proprio Céline Dion la cantante deputata a doverlo cantare. Ma andiamo per gradi.
Diane Warren è un genietto del songwriting. Lo dimostrano: un Grammy Award, un Emmy Award, due Golden Globe, quattro Satellite Award e un Nastro d'argento, oltre ad aver ricevuto 14 nomination ai Premi Oscar, pur senza vincerlo mai, e un Oscar alla carriera. Nell’industria musicale è rinomata come Quella Delle Ballad, e quando serve Il Pezzone per il nuovo film di Michael Bay, Armageddon, chiamano proprio lei. Del resto, il format Ballad Pop Per Lanciare Il Film funziona da anni, ha più che funzionato per Titanic, quindi perché fermarsi? Armageddon ha tutto quello che serve per sbancare al botteghino: il patriottismo americano, Bruce Willis in prima linea per salvare tutti quanti, e pure una canzone degli Aerosmith, e pure la figlia di Steve Tyler, Liv, e pure Ben Affleck.
Però c’è un però.
Gli Aerosmith non volevano saperne di registrare questa canzone. Erano in giro da trent’anni, con anche un discreto successo e una discreta fan base, e pure una discreta fama di band rock-glam, le cui ballad tra l’altro — come il primo singolo Dream On — avevano sempre performato molto bene nelle chart. (Salto temporale intergalattico: Dream On verrà samplata da Eminem anni dopo, e il risultato è un pezzo abbastanza gigante della sua Era Imperiale).
La loro carriera viene ribaltata quando, dopo anni di perdizione nel tunnel delle droghe e svariati quasi-scioglimenti, nel 1986, Rick Rubin — il producer più barbuto della storia — decide di prendere un sample della loro Walk This Way per un brano dei Run DMC, al momento la più grande band rap d’America, per farne una hit mondiale. Il video è generazionale, epico, storia della musica e di Mtv. Per i più impazienti, a 1:38 la scena cult: Steve Tyler che sfonda il muro che separa i due. Due generi si mischiano per la prima volta, e questo è un passaggio fondamentale per quello che verrà negli anni successivi (a voi la scelta se il nu-metal di inizio anni 2000 sia merito o colpa di Walk This Way).
La carriera della band procede per gli anni 80 e 90 con svariate ballad di medio successo e buona caratura, specialmente Cryin’ e Crazy; proprio in Crazy la protagonista del video è Liv Tyler, figlia di Steve.
Liv vive buona parte della sua vita senza sapere l’identità del padre; si costruisce una carriera, facendo degli spot tv per Pantene e successivamente dei film, tra cui il Probabile Film Sulla Musica Più Bello Della Storia, cioè That Thing You Do (in italiano, Music Graffiti, mannaggia ai titolisti), che narra le vicende di una band di ragazzini simil-Beatles che esplode da un momento all’altro con l’omonimo pezzo; se non l’avete visto, correte a comprarlo. Nel film, Tyler interpreta fondamentalmente la Yoko Ono della band. (Se vogliamo parlare di nepo-babies, come si usa fare oggi, oltre a Tyler c’è anche il figlio di Tom Hanks, insieme al padre che fa l’Impresario Malefico. Nepo-babies sì, ma tutti bravissimi).
Succede quindi che: Tyler venga presa per Armageddon, Diane Warren venga interpellata per scriverne La Canzone, e — probabilmente essendo Céline Dion già impegnata col Titanic — una volta avuta La Canzone, questa venga data al produttore Matt Serletic, al quale chiedono di farla registrare agli Aerosmith. Possiamo solo immaginarci la loro indignazione. Loro, rock band che si scrive le proprie canzoni e sempre l’ha fatto e sempre lo farà, dovrebbero limitarsi a cantare una ballad scritta da altri per un film?
Eppure c’è una magia particolare nel pezzo, qualcosa che non capita sempre, anzi, quasi mai nelle ballad: suona come un classico già dal primo ascolto, perché lo è. Lo si capisce già dall’intro orchestrale che sarà una canzone che cambierà la carriera della band. L’interpretazione di Steve Tyler, da 10 e lode, rende l’ottimo testo di Warren ancora più forte. L’apertura del ritornello è gigante, è classica, è dolce — e supportata dalle sfumature vocali di Tyler arriva dritto al cuore di chiunque ne sia stato dotato. Vedi nella strofa due su «And thank God we’re together», o sul «Forever and ever» prima del secondo ritornello, la sfilza di «yeeeeeah» prima dell’ultimo inciso, ma soprattutto quell’epica sfilza di ad-libs che culmina con quel «I don’t wanna faaaaall asleeep, yeah» che vale il prezzo del biglietto (se eravate andati al cinema all’epoca).
I Don’t Wanna Miss A Thing è un successo mondiale, raggiunge il primo posto anche in Usa — prima volta per la band —, rimane in vetta alle chart italiane per nove settimane totali di cui otto consecutive — disturbata solo dalla doverosa prossima Numero Uno —, e rimane una delle vette più alte del catalogo degli Aerosmith.
ALTRE COSE
Li avevamo già visti rifare la cover di Céline Dion, li ritroviamo a rifare anche questa: per il loro format From The Screen To Your Stereo ecco la pop-punk band americana New Found Glory nella loro versione di I Don’t Wanna Miss A Thing.
Per il resto, durante le nove settimane di strapotere degli Aerosmith si alternano in classifica alcuni ottimi pezzi, ad esempio: Say It Once degli Ultra. Sorta di boy-band britannica, snobbata in patria ma fortissima in Italia, il pezzo viene presentato al Festivalbar (senza cassa dritta) e si prende le chart italiane nelle settimane successive. (Il disco d’esordio, Ultra, era notevolissimo tanto quanto è goffo il video dei quattro in barca). Il pezzo ha tutto quello che serve per funzionare: le chitarrine flamenco, degli scratch che tanto erano funzionali nelle produzioni dell’epoca, una drum machine tipicamente novantosa, ma soprattutto una melodia killer, ben cantata, senza troppo sfarzo, una bella apertura armonica nel pre-ritornello e un grande inciso. Un ottimo pezzo pop, e una delle migliori (e più sottovalutate) boyband in circolazione all’epoca.
Ritorna in classifica, dopo lo sfracello di Angels in patria, Robbie Williams. Di Robbie e del suo genio avevamo già parlato qui in occasione del suo singolo d’esordio, qui in occasione della comparsa di Angels nella chart, qui per parlare di quel pezzone che è Strong, perché come fai a non parlare di una delle più grandi popstar viventi anche se in cima non ci finisce quasi mai? L’Italia poi rinsavirà, anche se non ora. Robbie se ne frega, e arriva vestito da James Bond nel nuovo singolo, Millennium, per cui però servirebbero altri diciotto Substack per poterne parlare in modo completo. Primo singolo del suo secondo, devastante album I’ve Been Expecting You, è anche il primo singolo di Williams che raggiunge la #1 nel suo Regno Unito. C’è tutto il suo humor, la sua intelligenza, la sua irriverenza e il suo carisma in questa canzone — e anche tutto il genio competitivo di Guy Chambers, suo produttore e fidato co-autore, che regge il pezzo sul sample di You Only Live Once dandogli un’atmosfera perfettamente bondiana.
Per chiudere, sennò si fa il 2004, l’esordio in ambito mainstream di un promettente cantautore romano, Alex Britti, noto soprattutto come formidabile guitar-hero, che invade le radio con Solo Una Volta (O Tutta La Vita). Il brano a settembre raggiunge (solo) la #2, pur essendo stata una delle più piacevoli scoperte dell’estate 1998. Per dire, io la sentivo sempre dal gelataio quando sgattaiolavo per andare a mangiarmi un cono nei pomeriggi afosi. Una cosa divertente? Con questa canzone, ci avvisa Wikipedia, il cantante partecipò alla sesta edizione di Sanremo Giovani classificandosi all'8º posto accedendo al Festival di Sanremo 1999 nella categoria Giovani. (All’epoca non servivano degli inediti per partecipare a Sanremo Giovani).
LE PAGELLONE
My Heart Will Go On è un 8.
I Don’t Wanna Miss A Thing è un 10.
Dream On è un 7.
Sing For The Moment è un 8.
Walk This Way è un 9.
Cryin’ è un 8.
Crazy è un 9.
That Thing You Do è un 10.
Say It Once è un 9.
Angels è un 10. Un 12. Un 13.
Strong è un 10.
Millennium è un 10.
You Only Live Twice è un 8.
Solo Una Volta (O Tutta La Vita) è un 7.