#1, 1999, Bonus Track. EIFFEL 65 — BLUE (DA BA DEE)
Numeri Uno, maggio 1999. EIFFEL 65 — BLUE (DA BA DEE)
Numeri Uno è la rubrichetta che si occupa di tutte le canzoni che sono finite alla prima posizione della classifica italiana dei singoli.
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Gli Eiffel 65 sono una factory, non sono una band: lavorano tutti alla BlissCo, a Torino, dove ci sono diversi studi di registrazione con musicisti, deejay, produttori. Il goal, a fine anni 90, è quello di creare brani da dare al mercato asiatico, nello specifico per la Cina: Jeffrey, essendo metà siciliano metà americano, deve scrivere tre testi in inglese al giorno; Maury li produce, Gabry li mixa. La BlissCo è un posto estremamente creativo, e il fatto che non tutti gli studi fossero propriamente insonorizzati rendeva il tutto una grande collaborazione: gente che entrava e usciva, tutti che si scambiavano idee.
I ragazzi sono affamati, hanno voglia di spaccare, nel tempo libero si buttano a scrivere cose inedite. Nello specifico Blue (Da ba dee) parte da un riff di piano di Maury (il genietto compositivo del trio), Jeffrey si occupa del testo, e butta giù tre versioni, di cui una a sua detta stramba.
Il demo è, se guardiamo il vocal, la versione finale. L’intro («Yo, Listen up…») viene improvvisato totalmente durante la registrazione, e così rimarrà sul disco (e nella storia). Gli Eiffel decidono di inserire il vocoder, anzi, un harmonizer che “suona” la voce di Jeffrey tramite il midi, una scelta fatta dopo aver sentito Believe di Cher, pioniera nonché colpevole della trap, non sapendo come emulare il suono dell’Autotune. Gli Eiffel, gasati dal pezzo finito, lo testano in un club: ma la pista si svuota. Per questo si dimenticano del pezzo e passano ad altro. Lo racconta Gabry Ponte nel documentario di Vice: il pezzo era troppo pop per il mondo dance e troppo dance per le radio. Nella primavera del 1999, ad aprile, Radio Deejay inizia a passare il pezzo. E il pezzo esplode in tutto il mondo. I contratti di licenza arrivano così spesso in ufficio che i ragazzi dormono in studio per cambiare la carta dei fax (sapete come funzionavano i fax? Tipo che se non c’era la carta, il messaggio si perdeva. Questo significava perdere magari proposte di licenza da centinaia di milioni di lire. Sì, è il 1999, ci sono ancora le lire.) Gli Eiffel si ritrovano schiantati in Usa a suonare come unico act dance tra gente dal calibro di Bon Jovi e Destiny’s Child (il finale degli anni 90 è un momento strano per la dance, in cui sta ricominciando a esserci una scena con sempre più artisti e sempre più qualità, ma ancora mancano i grandi festival che arriveranno a metà anni dieci durante l’esplosione definitiva del mondo EDM). Gli Eiffel passano così dal comporre canzoni in uno studio a Torino all’invadere la chart di Billboard e finire per venire nominati ai Grammy Awards. Inutile raccontare l’eredità di un pezzo del genere, dall’inserimento nella colonna sonora di Iron Man 3 al recentissimo exploit in una nuova versione di David Guetta con Bebe Rexha con I'm Good (Blue).
Sfortunatamente, Blue (Da ba dee) non raggiunge la #1 in Italia, ma ritroveremo gli Eiffel da queste parti molto presto, con il singolo successivo Move Your Body.
LE PAGELLONE
Blue (Da ba dee) è un 10, che domande.