Numeri Uno è la rubrichetta che si occupa di tutte le canzoni che sono finite alla prima posizione della classifica italiana dei singoli.
Qui trovate l’elenco di tutte le Numero Uno commentate, anno per anno, in continuo aggiornamento.
Numeri Uno è la cugina di quella americana di Tom Breihan, che è la cugina di quella inglese di Tom Ewing.
Flat Beat è a tutti gli effetti il primo meme-in-forma-canzone che incrociamo, papà (o nonno?) di tutti i meme musicali che seguiranno nell’epoca post-internet delle chart. Chart che nel 1999 sono invase dagli spot tv, perché la tv è l’internet degli anni novanta. Flat Beat, colonna sonora dello spot Levi’s, piomba nelle nostre chart alla #1 nell’aprile 1999.
I CAZZI MIEI, PARENTESI APPARENTEMENTE APPREZZATISSIMA
Nel mio personale viale della memoria nell’aprile 1999 ho dodici anni, piove disperatamente su Milano, sono al Virgin Megastore di piazza del Duomo con mio padre perché l’ho stressato per farmi fare un giro al negozio di dischi e desidero fortissimamente questo singolo. Più di ogni altra cosa, anche più degli import giapponesi con gli inediti dei Savage Garden. In più, dato che piove, ho un k-way giallo bianco e blu con una tasca davanti comodissima e spaziosissima, manco fosse stata creata apposta per accogliere proprio questo singolo in cartoncino. (Se siete dell’epoca, sapete di che parlo; altrimenti, sappiate che i cd singoli venivano stampati in vari formati: alcuni in plastica, altri in cartoncino, altri ancora in quello che poi sarà comunemente noto come digipak). I singoli in cartoncino non avevano l’antitaccheggio, essendo cellofanati e quindi ermeticamente chiusi, e questo lo sapevano tutti, anche — o soprattutto? — i bambini di dodici anni. Capite dove sto andando a parare? Tranquilli. Questa storia finisce bene, e il piccolo me rimane incensurato. Scelgo di non farlo dolcemente e innocentemente e sbadatamente cadere dentro alla tasca del k-way, terrorizzato dall’incedere di un inaspettato senso di colpa; scelgo anche di non comprarlo nemmeno, perché in fondo un po’ mi vergogno di chiedere a papà di comprarmi dodicimilalire di singolo di un pupazzo senza neanche una parola cantata.
[Il 1999 è un anno bizzarro, in cui mi distinguerò in un negozio di dischi per la Grande Diatriba tra Piotta e Red Hot Chili Peppers, che chi mi conosce personalmente mi avrà sicuramente sentito raccontare, e appena arriverà l’estate finirà da queste parti].
Capitolerò la settimana seguente, perché se non posso avere il pupazzo di Mr Oizo, allora voglio il cd.
FINE DEI CAZZI MIEI, INIZIO DEI CAZZI DI MR OIZO
Questo per spiegarvi il potere del marketing: lo spot Levi’s passava ogni quaranta secondi alla televisione e Flat Eric — il nome dato a quel clamoroso pupazzetto giallo — era ben presto diventato l’eroe di tutti noi ragazzini. Il video è diretto da Quentin Dupieux, che poi è il vero nome di Mr. Oizo, che poi è lo stesso regista dello spot, e la trama del video è abbastanza semplice: Flat Eric è un assoluto boss che bosseggia. Muove la testa come un metallaro che fa headbanging, lo fa andando a ritmo in un modo pazzescamente d’impatto, chiama gli amici per fargli sentire il (suo stesso) pezzo, ha dei sigari a forma di würstel, o dei würstel a forma di sigari. (Lo sapevate che würstel non esiste come parola in tedesco, ma sarebbe würst? Eh, come si fanno sentire gli anni di liceo linguistico?). Che altro aggiungere? Una combinazione di cose perfette per il palinsesto di Mtv, perfetto per il pubblico di ragazzi, innocuo e anzi così simpatico da non andare sul cazzo agli adulti.
In tutto questo, Mr. Oizo è — oltre che un regista — un dj/producer francese, che prende il nome dalla storpiatura di oiseau, uccello. Quando si dice l’originalità. L’inventiva. Ridateci la Gioconda, merde. Il bello della sua storia è che come colonna sonora di un suo short film, a diciannove anni, utilizza uno dei dischi che ha, per poi scoprire che naturalmente non ne aveva i diritti, e che i diritti di utilizzo gli sarebbero costati dei soldi; allora compra un sintetizzatore e incomincia a farsi le colonne sonore da sé. (Lo spirito d’iniziativa di Mr Oizo è un 10). Analog Worms Attack è il suo disco d’esordio e Flat Beat è, ironia della sorte, inserita come bonus track. Forse per mancanza di coesione col resto dell’album a livello artistico, forse aggiunta in corsa dopo la synch con la Levi’s — fatto sta che resta uno dei pochissimi e fortunatissimi brani strumentali che raggiungono la vetta delle chart più o meno dappertutto (tranne in Francia, nemo profeta eccetera eccetera — ha visto prof? Alla fine aveva ragione lei, il latino era utile davvero).
Stando a wikipedia, in un’intervista dell’epoca con XLR8Rmagazine, Flat Beat è stata composta con una Korg MS-20 in sole due ore. (Qui mi viene in mente una vecchissima intervista di Battiato in cui raccontava di aver sentito un collega cantautore dire che un tale pezzo l’aveva scritto in quaranta minuti; a questa dichiarazione ricordo che Battiato aggiunse: «e si sente». Il carisma di Battiato è un 10.) Musicalmente s’inserisce, ma proprio perché mi va di essere estremamente largo di manica, nel filone della french house che esplose con i Daft Punk e che clamorosamente arrivò alla #1 in Italia con Around The World nel 1997; (che i Daft Punk riposino in pace: vi ricordo che se c’è una cosa a cui penso spesso e a cui cerco di non pensare mai è il funerale dei Daft Punk); in realtà è un brano minimal, un po’ garage un po’ electro, che si basa armonicamente su due semitoni e un wobble bass quasi precursore di tutta la dubstep che verrà negli anni dieci. Flat Beat non ha nessun nesso con tutto ciò che accade in classifica nel 1999: è la mosca bianca più bianca che possa esistere. Ma la forza di un brand come Levi’s — che già anni prima aveva “imposto” sul mercato Boombastic di Shaggy — e della potenza di fuoco del marketing pubblicitario riescono a sconfiggere qualunque moda di suono dell’epoca.
Sa va sans dire di Flat Eric vengono prodotti anche dei peluche, che vengono venduti a bizzeffe e ancora oggi hanno un qualche valore sul mercato. (Ne volete uno? Li avete 3.000 euro?); il videoclip viene stampato e venduto in VHS, così noi ragazzini ce lo potevamo guardare e riguardare in modo ossessivo compulsivo ogni volta che ci pareva senza dover aspettare Mtv e Mr Oizo si godeva le sue belle royalties.
È tutto molto noioso? Sì. È tutto molto ripetitivo? Sì. È una strumentale quanto meno canticchiabile o fischiettabile? No. Però la sceneggiatura del video ha un livello talmente alto di intrattenimento che alla fin fine chissene frega se è una canzone-non-canzone, se è tutto marketing e poca sostanza, se è un meme ante-litteram: quanti pomeriggi passati in compagnia di Flat Eric, che fosse negli spot o nel videoclip. Pomeriggi inconsapevolmente bellissimi.
Prima delle consuete pagellone, ti ricordiamo che Canzonette è attualmente gratis per chi vuole, e che se anche tu godi nel leggere faccende pop ed extra pop su queste pagine sarebbe fantastico se diffondessi il verbo, e ancora più fantastico se t’abbonassi consentendoci di dedicarci sempre più tempo.
In più, per gli abbonati, arriveranno presto: rubrichette inedite e degli episodi di Numeri Uno direttamente da nientemeno che il futuro.
LE PAGELLONE
Flat Beat è un 6.
Boombastic è un 6.
Around The World è un 10.