Numeri Uno è la rubrichetta che si occupa di tutte le canzoni che sono finite alla prima posizione della classifica italiana dei singoli.
Qui trovate l’elenco di tutte le Numero Uno commentate, anno per anno, in continuo aggiornamento.
Lose Yourself è la canzone che secondo la BBC rappresenta scientificamente la più arrabbiata #1 di tutti i tempi in UK; curiosamente, esce sotto Natale, un periodo solitamente costellato di uscite a tema e nuove voci dei talent show, e sotterra tutti i competitor in Usa, Uk e perfino in Italia.
Se cerchiamo di capire perché Lose Yourself funziona avremmo diversi elementi da tenere in conto. Il primo è la narrazione vincente di Eminem: tre dischi perfetti, un successo planetario cominciato con degli uptempo micidiali, da My Name Is a Without Me passando per The Real Slim Shady, consolidato con ballad introspettive che riescono a raggiungere la #1 persino in paesi non esattamente anglofoni (vedi Stan in Italia).
(Stan raggiunge la #1 dei singoli italiani nel 2001: recupera la column qui)
Il secondo è il contesto in cui esce Lose Yourself: singolo di punta della colonna sonora di 8 Mile, film sostanzialmente autobiografico in cui Eminem interpreta un se stesso sul grande schermo, raccontando gli esordi e le difficoltà avute nell’essere un rapper bianco squattrinato. Se non l’avete visto, al di là della prova attoriale di Marshall Mathers, è un ottimo spaccato sui sobborghi di Detroit con una buona dose di narrazione hollywoodiana.
Il terzo è la qualità del pezzo: Lose Yourself è un evergreen dalle prime note di piano, che introducono il tema universale della lotta, delle chance, del perseguire un obiettivo; ha un riff iconico, sporco e ruvido come il testo che lo cavalca, un ritornello gigantesco che fa muovere la testa e trasporta alle battaglie di freestyle di Detroit in trenta secondi — dove Eminem è visto in maniera ostile per essere un bianco che tenta di, anzi, osa rappare — uno storytelling che ti scaraventa nella vita di Eminem, ti mostra la violenza, la tensione, la voglia di riscatto, il fallimento: insomma, una sorta di Rocky moderno (cos’altro è 8 Mile se non un remake del film di Sylvester Stallone interpretato da Eminem).
Tutti elementi presenti, anche se con un testo diverso, già nella demo di Lose Yourself che si trova sul web:
L’hip hop è alla sua massima potenza, senza compromessi per le radio e il cinema e il grande pubblico, e è questo che arriva maggiormente. Non c’è conforto e non c’è pace in Lose Yourself, è un tour de force nei bassifondi dell’inferno dell’adolescenza di Eminem, con un’unica luce rappresentata dalla musica come via d’uscita da tutto il brutto che ci circonda. E se cinematograficamente 8 Mile segue, pur essendo un buon film, la canonica narrazione dell’eroe che tra mille difficoltà e peripezie riesce a spuntarla grazie alla tenacia e al valore come un moderno Ulisse, Lose Yourself riesce a convincere per le proprie qualità, non ultima la totale assenza di piacioneria, solitamente l’ingrediente chiave dei singoli portanti di una colonna sonora, e nonostante le sue caratteristiche migliori: il tema dark e un cantato persuasivo e letale. È la fase imperiale di Eminem, che gioca una gara solo contro se stesso, riuscendo sempre a spingere più in là l’asticella della sua arte ingrandendo il proprio successo di pubblico. Arrabbiato e comico, scuro e ironico, ritmico e profondo, talentuoso e faceto, provocatorio e brillante.
Lose Yourself vince il Grammy come Best Original Song, e Eminem skippa la cerimonia di premiazione forse perché non pensa di vincere, forse perché non vuole performare una versione censurata del pezzo: sempre controverso e coerente con se stesso conclude così la sua Fase Imperiale, prima che la totale mancanza di ispirazione lo colga nella fase successiva: la Fase Autopilota. Andrà a suonarla nel 2020, con una bellissima performance.
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LE PAGELLONE
Lose Yourself è un 10.
My Name Is è un 8.
The Real Slim Shady è un 10.
Stan è un 10.