Numeri Uno è la rubrichetta che si occupa di tutte le canzoni che sono finite alla prima posizione della classifica italiana dei singoli.
Qui trovate l’elenco di tutte le Numero Uno commentate, anno per anno, in continuo aggiornamento.
CANZONETTE O SAGGISTICA?
Per parlare di Cartoon Heroes bisogna partire da Barbie Girl.
Ci sono canzoni pop che trascendono il semplice concetto di Canzonetta, che vanno oltre la musica in sé, che fanno il loro debutto nella società insinuandosi nei discorsi della gente in modo silenzioso ma determinante, e Barbie Girl degli Aqua fa parte di questa categoria.
Tramite le Barbie milioni di bambine potevano sognare di essere bionde, magre e perfette, di vivere una vita da lusso, e è proprio su questi presupposti (che la nostra epoca prenderebbe a sassate, anzi a tweet) che si fondava il commentario della band. E il punto non è tanto il dover sovvertire decenni di bambine che giocano con le bambole, quanto più l’aver messo la famigerata pulce nell’orecchio a chi voleva ascoltare, portando alla luce, anzi, accendendo una miccia su un dibattito che sedeva a fianco di un fuoco spento. «Life in plastic / is fantastic», pur se probabilmente non nelle intenzioni dei suoi autori, è una lucidissima premonizione dell’Epoca Dei Social che sarebbe venuta di lì a poco. Sembra musica pop, ma è un importantissimo trattato di saggistica con poche parole. E dove i trattati di saggistica spesse volte annoiano, proprio lì dove certi temi forti non riescono a essere affascinanti per la maggior parte della gente certe volte riescono a insinuarsi le canzoni. Canzoni apparentemente leggere, ma che grattando un po’ la superficie mostrano uno specchio che ci restituisce un impietoso riflesso della nostra società.
Lo raccontavo già nell’articolo che ho ingiustamente dovuto dedicare a Elton John col suo tributo a Lady Diana, brano che sbancò la classifica dei singoli per troppi mesi, negando agli Aqua una meritatissima #1 in Italia — ma forse all’epoca ancora Canzonette non era ancora parte integrante della vostra esistenza e Numeri Uno non era ancora la vostra column preferita, quindi ve lo ripeto.
Gli Aqua prendono gli Abba e moltiplicano il fattore melodia fanciullesca di cui tanto sono capaci autori e creatori gli scandinavi, impilando un album di debutto con un uno-due di singoli micidiale, Barbie Girl e Doctor Jones, anzi tre se contiamo pure My Oh My, anzi quattro se contiamo l’altra hit Turn Back Time. Il format è efficace, e si inserisce perfettamente nel mercato di fine anni novanta, tra boyband e girlband il cui repertorio è votato alla spensieratezza e i video iper colorati. Quello che merita enfasi, oltre all’imbecillità di non aver mai reso Barbie Girl una Numero Uno, è una delle cose che rendono gloriosa certa musica pop: un testo intelligente, sarcastico, celato dietro a un motivetto da fischiettare agilmente. È una Material Girl di Madonna in versione anni novanta. Il siparietto tra Ken e Barbie, interpretati dai due vocalist, è delizioso; le topline sono catchy anche a quasi trent’anni di distanza, e il pezzo è entrato nell’immaginario collettivo resistendo alle ondate musicali (l’anno scorso, nell’estate 2022, a uno show degli Aqua a Milano c’erano seimila persone: certo, il potere del revival e della nostalgia e quant’altro, ma direi che non è mica poco). In più, guardate da vicino la struttura: una volta comparso il ritornello, come per magia, gli Aqua ve lo fanno sudare ingannandovi che arriverà dopo la seconda strofa — e invece no. Fregati. Vi dànno di nuovo un altro ottimo hook («Come on Babrie, let’s go party, ah ah ah yeah») e poi vi concedono per ben due volte il ritornello, per poi ridarvi ancora quell’hook così perfetto per spiegare nelle classi di songwriting come creare un call and response estremamente efficace. Barbie Girl è il momento dell’incontro perfetto tra Mtv e Europop ed è stato, sia vissuto allora che visto da oggi, un momento meraviglioso. (Postilla divertente: la Mattel trovò la canzone così oltraggiosa da fare causa — perdendola — agli Aqua. Anni dopo la utilizzerà come colonna sonora di uno spot.)
Poi passano i decenni e ci ritroviamo nel 2023, Barbie il film ha fatto gli sfracelli al box office, e all’interno della sua colonna sonora c’è un (tremendo) remix di Barbie Girl che allego qua sotto per purissimo dovere di cronaca.
Barbie Girl, esattamente come altre hit dell’epoca che abbiamo visto come Blue (Da Ba Dee) degli Eiffel 65, non raggiunge dunque mai la #1 in Italia. Ed esattamente come Move Your Body, il singolo successivo della band torinese, a raggiungere la #1 è il singolo che va a raccogliere la cosiddetta FOMO aggiunta al cosiddetto hype che serpeggia tra la gente: sono tornati con un altro pezzo, sono degli hitmaker, quindi compriamoci il singolo.
Cartoon Heroes agguanta la prima posizione della classifica Fimi Italiana nel gennaio 2000, in un mese che su cinque settimane vede cinque numero uno differenti.
Cartoon Heroes ricalca il template di Barbie Girl al 100%: immaginario kids-friendly, ritornello iper-canticchiabile, beat euro-pop. Ma qui non c’è satira, non c’è critica sociale, non c’è il gancio oggettivamente geniale che c’era nel loro singolo d’esordio. (Indovinate? Il pezzo va bene solo in Italia. Non male, per essere il primo singolo di un disco il cui video è costato, apparentemente, tre — TRE! — milioni e mezzo di dollari).
Il plot del video da tre — TRE! — milioni e mezzo di dollari? Eccolo. Gli Aqua sono criogenizzati in una navicella spaziale, ma si risvegliano in quanto il pianeta terra è minacciata da un grande polpo con un occhio solo che distrugge tutto, inclusa la Torre Eiffel e La Sirenetta di Copenhagen (notoriamente i due più grandi simboli d’Europa, ma mica perché gli Aqua son danesi, eh). Lene ha i capelli di una delle Lollipop, che spopoleranno nel 2001 ma il cui articolo è in arrivo a brevissimo, giuro, e giuro su tutto l’entusiasmo che ho per un pezzo come Down Down Down; dunque i quattro fluttuano nella navicella spaziale per tutto l’intro finché il brano passa dall’inizio orchestrale all’essere un pezzo disco dance abbastanza brutto, la navicella atterra e degli alieni verdi amici loro li accolgono su un pianeta sconosciuto mentre fanno rifornimento, per poi dirigersi sul pianeta terra. Il tutto mentre la tremenda canzone che solo un paese formalmente imbecille come l’Italia poteva premiare come canzone più venduta di un’intera settimana va avanti indisturbata.
L’AMAREZZA
Siamo lontani, lontanissimi dai fasti dell’esordio, e siamo entrati nel campo di quella fase che solitamente colpisce gli artisti molto in là nella carriera: quella della Parodia Involontaria. Quella in cui si prova così arduamente a bissare il successo ripetendo le stesse dinamiche, ricalcando gli stilemi che tanto erano piaciuti, mischiando gli stessi ingredienti di prima — ma stavolta creando una pietanza indigesta a lungo andare. Perché le chart sono effimere, e Aquarius — da non confondere con l’album precedente, Aquarium — è un album che sia nelle chart che nelle orecchie del pubblico non lascia alcun tipo di segno — se non nel secondo singolo Around The World, che non sarà un capolavoro ma quantomeno lascia un onesta sensazione di amarcord nel petto di chi vi scrive. Una bellissima melodia nelle strofe, un beat europop gustoso, un hook non forzato ma anzi dal retrogusto in bilico tra una versione velocizzata di quel gioiello che è The Winner Takes It All degli Abba è un brano natalizio (oh, tu guarda, l’armonia del ritornello è la stessa di un miliardo di brani di Natale, incluso Last Christmas degli Wham! Che band, gli Wham. L’avete visto il documentario sugli Wham? No? Dovreste. È uno splendore. Parola di non-fan convertito dopo averlo visto).
Persino un brano come Dr Jones aveva un’ironia e nel suo flirtare, anzi, amoreggiare col trash aveva una innegabile dignità, rappresentata da strofe, pre-ritornelli e ritornelli estremamente appiccicosi. In Cartoon Heroes c’è invece ben poco da cantare, ma soprattutto si avverte tutta la stanchezza compositiva della band, travolta da un insolito successo, e dai loro due anni spesi in giro per il mondo a promuovere l’album d’esordio. E dove Barbie Girl riusciva a essere, inconsapevolmente o meno, sovversiva, inevitabile e magnificamente pop, Cartoon Heroes riesce solo a essere la famigerata copia di mille riassunti che la coda dell’Europop degli anni novanta ha regalato al secolo nuovo.
(Lo so, lo so, sembra la puntata di un talent show il cui direttore artistico è ubriaco, passando dagli Aqua agli Abba a Samuele Bersani, ma è il bello di certi evergreen come Giudizi Universali: hanno parole che puoi adattare veramente a tutto.)
LE PAGELLONE
Barbie Girl è un 10.
Material Girl è un 7.
Doctor Jones è un 7.
My Oh My è un 8.
Turn Back Time è un 7.
Barbie World (with Aqua) è un 3.
Cartoon Heroes è un 4.
Down Down Down è un ve lo dico quando scrivo l’articolo delle Lollipop.
Around The World è un 7.
The Winner Takes It All è un 9.
Last Christmas è un 10.
Giudizi Universali è un 11.