Numeri Uno è la rubrichetta che si occupa di tutte le canzoni che sono finite alla prima posizione della classifica italiana dei singoli.
Qui trovate l’elenco di tutte le Numero Uno commentate, anno per anno, in continuo aggiornamento.
L’Italia è un paese particolarmente imbecille. E non tanto per essere, ogni cent’anni, fascisti di ritorno, o ogni sempre evasori di professione, o simpatici ma inaffidabili, ma perché certe volte i gusti del pubblico sono semplicemente frutto di un affetto di ritorno, non tanto dovuto alla canzone in sé quanto all’artista. L’abbiamo visto più volte, ma in questo caso specifico è il 28 ottobre 2000 quando succede Il Disastro — che però poi ha il suo inizio il 21 settembre, ovvero: la data di uscita di She Bangs.
She Bangs è il male, l’orrore, una canzone deforme, e come sia potuto accadere non è proprio chiarissimo. Ma siamo qui anche per questo, e ricostruiremo questa vicenda nel modo più preciso possibile.
Passo indietro. (Un pasito pa’ ‘lante, un pasito pa’ atras, se permettete.)
(Come non avete capito? Vabbè. Citavo Marìa.)
Nel 2000 Ricky Martin è ormai una star mondiale. Livin’ La Vida Loca è uno di quei brani spaccaclassifiche che si portano dietro un grande compito, e cioè quello di dare il via a una rivoluzione nella musica pop, infarcendola di musica latina — una rivoluzione che durerà fino ai giorni nostri, andando a costituire la Grande Chiesa della Musica Latina, che parte da qui e arriverà a Despacito e oltre. La musica latina e il suo exploit nel mondo hanno una storia a sé, affascinante, piena di tappe apparentemente slegate tra loro, ma tutte di uguale importanza: da Feliz Navidad a Conga a Macarena fino a Gasolina e Bailando ogni canzone rappresenta un mattoncino che va a comporre la monumentale ascesa (e la relativa esportazione) della cultura Latam in tutto il mondo.
Un impero non si costruisce in un giorno, manco Roma, come dicevano i Morcheeba: l’importanza di Livin’ La Vida Loca è essenziale affinché Daddy Yankee costruisca il suo impero invadendo le discoteche worldwide spiegandoci il concetto di tamarraggine.
Il 24 febbraio del 1999 è il giorno dei Grammy, e quell’anno in particolare sembrano essere nient’altro che i soliti Grammy. Almeno finché un ragazzetto belloccio e talentuoso, con delle movenze devastanti e un carisma micidiale, sale sul palco e spiega al mondo come si fa. I presenti vanno in visibilio.
La sua versione bilingue de La Copa De La Vida, che nel 1998 raggiunge la #1 anche in Italia, prende tutti in contropiede. È il preludio di quello che sarà Livin’ La Vida Loca, coi suoi fiati e le sue percussioni e i suoi colori sudamericani, perfettamente tradotti in un linguaggio comprensibile anche al pubblico americano. Non serve molto: alla fine dei tre minuti della performance di Ricky tutto il pubblico è in piedi. È nata una stella.
Pensare che i grandi boss dei Grammy non vogliono concedere quello spazio a Ricky. La musica latina, ancora, non rappresenta nulla nel mercato americano. Tommy Mottola, però, presidente della Sony, è determinato a farlo accadere. Marc Anthony, Jennifer Lopez e Ricky Martin sono i suoi arieti di sfondamento: rilasceranno del materiale in inglese, e daranno il via alla rivoluzione latina. Mike Green, capo dei Grammy, si mette di traverso. Non la vuole, la performance di Martin. Allora Mottola minaccia di non mandare nessun artista Sony ai Grammy, convinto di averlo messo spalle al muro, ma Green non cede. Mottola è però così convinto e sicuro che Ricky Martin ha tutto quello che serve per entrare di diritto nello stardom americano che lo bypassa, va dal boss supremo della CBS (la rete che manda in onda i Grammy) e lo convince. Mottola sa che il successo che seguirà non ha niente a che fare con la cultura, ma ha tutto a che fare col tempismo, con del grande marketing, e con un buco nel mercato da riempire con una nuova tendenza; è abilissimo nel comprendere tutte queste cose e sfruttarle per la discografica che dirige.
La Copa De La Vida è la prima hit che Desmond Child scrive per Martin. Il brano esce nell’estate del 1998, e aiutato dalla vittoria della Francia ai mondiali diventa un successo mondiale. Dopo che il pezzo riscuote consensi in tutto il mondo, Child — che ha già scritto grandi hit per Bon Jovi e Aerosmith — comincia a scrivere altro materiale in inglese, come il futuro singolo Private Emotion (che video, ragazzi, viva Mtv Select che lo passava sempre); ma è il pezzo spanglish che serve a Sony e a Martin per sfondare in Usa. Serve Livin’ La Vida Loca.
Child racconta come per scriverla si siano ispirati a Frank Sinatra, morto da poco, e all’idea di rendere Martin una sorta di Elvis sudamericano, con lo charme di James Bond; Draco Rosa, co-autore di Child, invece aveva in mente i Doors e Jim Morrison come reference per il ritornello. Quando la mandano alla Sony, però, Sony gli chiede una versione in inglese (che coraggio). Child ribatte che è spanglish, esattamente ciò che volevano, e che Vida loca sia comprensibile a tutta la popolazione inglese. (El Pollo Loco è una famosissima catena statunitense, dice Child: che c’è da tradurre?) In più, parole come moka sono quello che gli americani credono gergo spagnolo, ma è solo roba che suona caratteristica, senza esserlo. (Sony pagherà comunque un’intera pagina su Billboard per spiegare che il titolo significa Livin’ The Crazy Life. Vabbè. Epoca di altri budget.)
Col suo passato da boyband, il talento cristallino, il physique du rôle da popstar perfetto sotto ai riflettori Livin’ La Vida Loca non ha altri destini se non raggiungere il #1 negli Usa; inoltre è il primo brano nella storia a essere stato interamente registrato, lavorato e mixato in the box — cioè: tutto dentro a un computer, senza essere passato su un banco analogico. Follia per i tempi, ma standard per praticamente tutte le canzoni dei giorni nostri.
Child fa di tutto per rendere il brano impeccabile: fa suonare dei fiati per dare il colore latino, chiama il chitarrista di Paul Mc Cartney per aggiungere le chitarre tremolo tipiche dei 60s, aggiunge un gong all’inizio della strofa 2 (quella di «Woke up in NYC, in a funky cheap hotel»), perché nella sua idea di avere un brano «con dei richiami cinematografici» il protagonista del pezzo si risveglia a Chinatown. Ha un andamento un po’ ska, e Ricky registra le voci senza fare mai pipì e conducendo interviste radio tra un take e l’altro — di questo schiavismo e altri aneddoti racconta l’ottimo libro Decoding "Despacito" . Elvis sarà un’influenza anche per il videoclip, per il quale i due producer insieme a Martin guardano i video delle performance di Elvis a Las Vegas. È così che, anche grazie a un video iconico — che lancia anche una giovanissima modella che risponde al nome Nina Moric — che Livin’ La Vida Loca rappresenta la miccia che fa esplodere la musica latina in tutto il mondo a inizio anni duemila. L’operazione di Mottola è un tale successo che a maggio Time Magazine titolerà: «Latin Music Pop: We’ve seen the future. It looks like Ricky Martin, it sings like Marc Anthony, it dances like Jennifer Lopez.»
[Il titolo verrà citato nel pezzo Thong Song di Sisquo, brano che spopola in Usa, e che lascerà in mutande Sisquo stesso, come raccontato in un’intervista di Vice: Desmond Child arriverà a chiedere una percentuale esagerata di diritti d’autore, e Sisquo non potrà che darglieli. (A sua volta Sisquo avrebbe potuto rifarsi dei diritti persi di Thong Song su un artista italiano, ma forse Sisquo è un artista benevolo, o forse solo non ne sa nulla).]
Ok. Bene. Perfetto. Incredibile. Ma: come si fa a fare un sequel di una cosa così mastodontica?
L’abbiamo visto con Britney Spears, e non c’è mai troppo da girarci intorno: il sequel di un pezzo così iconico o lo becchi o rischi di distruggere una carriera. E se Oops!… I Did It Again riusciva egregiamente nel bissare il successo del suo predecessore, She Bangs è una vera e propria catastrofe.
Lo so, lo so: è comunque una #1. Ma le classifiche non sono sempre lo specchio del buon gusto, come abbiamo imparato in questi quattro anni di chart: anzi. Spesso seguono le mode, i filoni, le pubblicità, le campagne marketing, i nomi (o sarebbe meglio dire il brand) di certi artisti; le altre volte, mentono. E questo è il classico caso di Canzone Che Vende Grazie Al Suo Interprete. E non entrerò nemmeno nel (de)merito dell’osceno video, o delle meches bionde al limite dell’illegalità di Martin: vorrei parlare di musica.
Poco ispirata, anche a tratti sessista letta oggi (A Woman’s got one thing on her mind: peggio ancora che ‘sta cosa sia stata scritta da Desmond Child, da sempre felicemente e fieramente out), contiene gli stessi elementi della sua sorella maggiore senza possederne le qualità: non basta mica l’andamento salsa, le chitarrine surf, e una valanga di fiati per rendere un pezzo una hit. In Europa ha grande successo in Svezia e — indovinate? Esatto — in Italia. Ora, forse sarò troppo cinico io, perché stiamo pur sempre parlando di una delle più grandi popstar uscite da Puerto Rrrrrrico, ma She Bangs coincide, fondamentalmente, con la fine della carriera global di Martin. Di qui in poi, infatti, ritornerà allo spagnolo, salvo qualche eccezione dimenticabile, ma comunque meno orrenda di She Bangs. Questo, fortunatamente, non gli impedirà di mettere a segno qualche colpo ottimo nella sua lingua madre (due su tutte: Adrenalina e Vente Pa’ Ca. Che pezzo.) (Ma pure La Mordidita. Che bello il pop latino fatto da dio.)
La fortuna di chi, come me, nel 2000 abita nei negozi di dischi è che la discografia mondiale vive di stagionalità, e esattamente come con tutti i prodotti pop i progetti vivono una grande stagione durante il Q4 (il quarto quarto delle mensilità), ovverosia: la stagione sotto Natale: di She Bangs ci è concesso scordarci in fretta — una sola settimana in vetta, la sua — perché a sostituire la popstar belloccia ci penserà il ritorno di cinque popstar bellocce.
LE PAGELLONE
She Bangs è un 2.
Livin’ La Vida Loca è un 10.
Marìa è un 8.
Despacito è un 12.
Feliz Navidad è un 7.
Conga è un 7.
Macarena è un 8.
Gasolina è un 5.
Bailando è un 9.
La Copa De La Vida è un 8.
Private Emotion è un 6.
Thong Song è un 8.
Oops!… I Did It Again è un 10.
Adrenalina è un 7.
Vente Pa’ Ca è un 9.
La Mordidita è un 9.