Numeri Uno è la rubrichetta che si occupa di tutte le canzoni che sono finite alla prima posizione della classifica italiana dei singoli.
Qui trovate l’elenco di tutte le Numero Uno commentate, anno per anno, in continuo aggiornamento.
Un sacco di musicisti famosi sono degli stronzi cinici figli di puttana, ma a fine anni novanta nessuno sembra public persona, vuoi la rotta fallimentare che ha dato alla sua band con Pop, vuoi certe dichiarazioni Prendi Daniel Lanois, Brian Eno e Steve Lillywhite e mettili in una stanza. Li vedi? E non intendo loro, e non intendo neanche tutti i dischi di platino e le milioni di copie vendute dagli album che hanno prodotto. Intendo la qualità dei dischi a cui hanno lavorato. Ecco: pensa a metterli insieme e fare in modo che il tuo disco nuovo passi da quelle sei mani. Non male, vero? È solo così che gli U2 tornano alla ribalta qualche anno dopo il loro terribile esperimento popdiscotecaro con un inno alla fede che segna il loro rinascimento; Bono&co tornano a un apice che sorpassa la soglia dell’accettabilità e tocca anche alcune vette di bellezza.
Se vi ricordate quella volta che abbiamo studiato la sindrome di Stoccolma, ricorderete che gli italiani vanno matti per gli U2: persino un’offesa alla musica come Discotheque e un’inoffensiva ballad come Sweetest Thing, da noi, raggiungono la #1.
Fortunatamente, Beautiful Day è fatta di un’altra pasta. Intanto racchiude tutti gli elementi che hanno reso grande la band irlandese, dai delay sui riff di The Edge alle atmosfere eniane alle melodie ispirate di Vox, perfette per essere squarciagolate negli stadi di tutto il mondo. Paradossalmente, visti i tre produttori, l’influenza che più si avverte è quella di William Orbit, reuccio del pop (da Madonna alle All Saints) del 2000; ma la caratteristica che rende questo un buon pezzo è che traspare un’onestà di fondo in questo pezzo, che è l’onestà tipica di chi crede ferventemente in un Dio. La ricerca di redenzione di Bono è quasi ammirevole, e mai suona come un tentativo di fare una parte. Beautiful Day non è una canzone cristiana in sé: potete leggerci quello che vi pare. Un amore, una parola di conforto dopo una giornata di merda, magari una carriera che è andata momentaneamente in una direzione sbagliata.
A seconda del vostro credo musical/religioso, poi, possiamo imputare agli U2 ma soprattutto a questo pezzo un’importanza innegabile: quella di, fondamentalmente, essere uno dei template che i Coldplay utilizzeranno negli anni a venire per arrivare a riempire gli stadi.
Le canzoni sono sempre puzzle strani, quando si creano. A volte indecifrabili all’inizio, a volte dalle forme strane anche quando sono o sembrano concluse: a volte docili, a volte mostruosamente indecifrabili. Nello specifico, Brian Eno è insoddisfatto del pezzo — dal titolo Always — a cui la band sta lavorando. Implementa delle drum machine, e Lanois registra delle chitarre che smuovono la band a rimettere in discussione la scrittura del pezzo. Forse c’è qualcosa, e quel qualcosa va cercato e inseguito. L’importanza di avere produttori come quelli che gli U2 è che gli U2 jammano, come sono soliti fare, e alla fine di una registrazione lunga venti minuti Bono improvvisa It’s a beautiful day, don’t let it get away, senza accorgersi di avere appena scritto uno dei ritornelli più iconici della seconda parte della sua carriera. Ma in regia siedono certi signori a cui certe cose non sfuggono, e quindi prendono quelle frasi e suggeriscono di costruirci attorno il resto del pezzo.
Per il resto: Bono litigò con The Edge che voleva usare il suo suono di chitarra signature, ma alla fine vinse il chitarrista che mai nessuno ha forse visto senza cappello. Beautiful Day vincerà tre Grammy, per quel che vale, e diventerà un punto fisso della scaletta degli U2 da lì in avanti.
(Sospiro di sollievo. Finalmente la prossima #1 è una di cui potrò scrivere quintali di cose: segnatevi l’appuntamento, prendetevi i popcorn e prenotate la poltrona di casa: la settimana successiva a Beautiful Day tocca a Ricky Martin).
LE PAGELLONE
Discotheque è un 4
Sweetest Thing è un 7, stando all’archivio (fui di manica larga? Apparentemente sì).
Beautiful Day è un 8.