Numeri Uno è la rubrichetta che si occupa di tutte le canzoni che sono finite alla prima posizione della classifica italiana dei singoli.
Qui trovate l’elenco di tutte le Numero Uno commentate, anno per anno, in continuo aggiornamento.
(E se il cyberpunk l’avesse inventato George Micheal?)
Quando pubblica Freeek!, George Michael è già nella fase Cazzi Suoi. Tendenzialmente funziona sempre così con gli artisti: stravolgono il mondo, invadono le chart (quasi sempre della madre patria prima e mondiali poi: a lui accade con gli Wham!), riempiono palazzetti e rubano i cuori delle giovani ragazze, scrivono un paio di pezzi che gradualmente si sono dimostrati dei classici senza tempo (Last Christmas e Careless Whisper); nel frattempo c’è la Fase Gossip, e Michael ha già raccolto la sua dose di gossip e scandali (faccenda che affronterà nel singolo — e video — di Outside); ora che si è diplomato e le ragazzine a cui si rivolgeva sono diventate donne, può permettersi di fare i dischi che vuole, come vuole.
Ha sempre avuto una grande abilità, sia come songwriter che come produttore, come testimoniano i dischi degli Wham!, come però fatica a testimoniare questo pezzo. La fase Cazzi Suoi, solitamente (come vedremo con Rudebox di Robbie Williams, forse vetta massima degli esempi di Fase Cazzi Suoi), coincide con lo scapocciamento, il faccio-tutto-da-me-decido-io, e con musica dalle pretese alte o, banalmente, poco riuscita. Il peccato sta nel talento di Michael: sono bravi tutti a produrre cose raffinate, basta chiamare dei bravi musicisti e avere buon gusto (di base, qualità fondamentale per fare questo mestiere); è fare quelle che la gente poi reputa Canzonette e farlo bene che rappresenta la parte difficile. Prendete Wake Me Up Before You Go-Go: immacolato esempio di brano teen e perfetto. (Michael la scrive e la produce: vedete voi).
Così come alcuni dei suoi capolavori con e senza band — se avete visto il documentario (imperdibile!) sugli Wham! avrete capito il ruolo di irrilevanza assolutamente fondamentale per Michael del suo compagno di gruppo, Andrew Ridgeley— dimostrano, l’inglese-di-origine-greca ha gusti impeccabili e una penna fulminante per il panorama pop della sua epoca. Il passaggio da teen idol a cantautore maturo riesce poco e riesce a pochi, ma George Michael possiede un carisma troppo forte per non farcela — e grandi, grandi canzoni.
Tra queste, non c’è Freeek!
Freeek! parla del porno su Internet e della tv via cavo a notte fonda, cose che Michael sostiene ti rendano una sottospecie di zombie (avesse visto la gente in metropolitana incollata agli iPhone decenni dopo chissà che avrebbe scritto); ha un video costosissimo, intorno ai due milioni di dollari, perché siamo ancora nell’epoca in cui Internet è ai suoi albori, i magazine stanno raggiungendo la fine della loro centralità e MTV è sempre il veicolo con cui la musica raggiunge la sua massima viralità e, di base, è il medium preferito dai giovani che preferiscono i video alla radio e dai bar che possono mettere la musica senza dover pagare la SIAE. Musicalmente? Electro pop industriale, un Prince condito da svariati blip blop (che rappresenterebbero il modem, gli accenni al sesso virtuale — come dicevo sopra: troppe pretese solitamente fanno perdere di mira la qualità) sorretti da un basso pulsante e un synth acido che riprende un po’ quelli usati nell’hip hop di fine ‘90; fino al sample di Aaliyah, Try Again, una delle massime punte del duo Aaliyah/Timbaland, qui usata poco e male. Vorrebbe graffiare ma non accarezza nemmeno.
Freeek! raggiunge la #1 in pochissimi paesi, e lascia l’amaro in bocca a Michael e alla Universal, alla quale promette il disco in cambio di una #1. La #1, in Uk, non arriva. In Inghilterra i tempi stanno cambiando, e come accade con ogni rivoluzione le cose ti passano sotto il naso, scrolli le spalle e non capisci che quello che hai davanti non è altro che un paio di decenni di futuro.
Simon Cowell ha iniziato la sua carriera come A&R: l’abbiamo già incrociato come discografico dei 5ive, boyband Uk che spopola in tutta Europa — e brevemente anche in USA —, che passerà alle cronache per essere la boyband che avrebbe potuto cantare …Baby One More Time e Bye Bye Bye!, e invece si è ritrovata con Keep On Movin’. (Si scherza: il self-titled e Invincible restano, con tutti i limiti del caso — cioè, dischi di boyband in anni in cui si riempivano i dischi di quattro singoli e dieci filler — begli album). Cowell è astuto, e mentre i 5ive si sciolgono aiuta il manager Louis Walsh a tirare su un’altra band di ragazzi, stavolta con l’aspetto meno da ragazzacci e con visi angelici e un appeal più largo: avrà ragione di nuovo, e i Westlife demoliranno un sacco di record in Uk e Irlanda. Cowell si accorge, però, soprattutto, che la musica sta cambiando. Che il look vale sempre più, sì, ma anche che la bi-dimensionalità degli artisti sta giungendo a una fine. La gente vuole sapere di più. Vuole il gossip, vuole la storia familiare, vuole il dramma, vuole una sitcom per appassionarsi al cantante, un telefilm che ne narri le vicende, una storia che proprio come i poemi epici abbia degli ostacoli insormontabili che renderanno il nostro eroe fortissimo, anche se umano. Pop Idol è il nome di tutto questo: un format spacciato come talent show ma più simile a un Grande Fratello dove quantomeno i concorrenti sanno fare qualcosa. Cowell di lì a poco rubacchierà il format di Simon Fuller per farci il suo impero chiamato X Factor, mentre per la prima stagione Uk di Pop Idol sarà il giudice cattivo e senza cuore che renderà Will Young e Gareth Gates due star. (La Repubblica del talent show del primo decennio si fonda su un comandamento fondamentale: nome proprio e cognome, così il pubblico pensa che siate amici, grazie mille. Lo senti, il profumo della realtà? È come i fiori finti che profumano, ma tu non te ne accorgi fino a quando ha smesso di interessarti).
Sarà proprio Gates, anzi, Gareth che, in un colpo di genio di Cowell, vedrà il suo singolo uscire in Uk in contemporanea con Freeek! Cowell infatti, in una mossa diabolica, fa uscire il singolo di Will Young, vincitore del talent, che si dimostrerà un successo incredibile — fastest-selling debut single in UK chart history. Tre settimane dopo, quando Cowell sa che l’attenzione del pubblico sta scemando, pubblica il singolo di Gates (secondo classificato, che balbetta quando parla ma non quando canta), che massacrano nelle vendite il comeback di George Michael.
(Gates “si presenta” alle audizioni con Flying Without Wings dei Westlife, tanto per chiudere il cerchio, da noi abbastanza irrilevanti se non per il fatto che al mio tredicesimo (!) compleanno ho chiesto la loro cassettina insieme a On The Six di Jennifer Lopez). (Tranquilli: di lì a poco avrei comprato Enema Of The State e tutto sarebbe cambiato per sempre).
Abbiamo troppo poco tempo per addentrarci nelle analisi sui singoli dei primi classificati di Pop Idol, ma fortunatamente qualcuno dell’internet un giorno ha avuto la brillante idea, con due parole, di riassumere il tutto con: karaoke competente. Per il resto, Micheal rimarrà alla #1 italiana solo una settimana, giusto il tempo di darsi il cambio con la più grande rock band britannica dei 90, sì, proprio quella che ha appena finito i soldi e si sta riunendo in queste ore.
LE PAGELLONE
Freeek! è un 6.
Last Christmas è un 10.
Careless Whisper è un 10.
Outside è un 6.
Wake Me Up Before You Go-Go è un 8.
Try Again è un 10.
Unchained Melody è un 9, ma la versione di Gates è 3.
Flying Without Wings è un 7.