Numeri Uno è la rubrichetta che si occupa di tutte le canzoni che sono finite alla prima posizione della classifica italiana dei singoli.
Qui trovate l’elenco di tutte le Numero Uno commentate, anno per anno, in continuo aggiornamento.
Riguardando le chart del 2001 salta immediatamente all’occhio la poca Italia, spesso promossa da grandi eventi (Luce di Elisa, vincitrice di Sanremo), trasmissioni/talent della prima era (le Lollipop), tormentoni estivi (Raf e Valeria Rossi e l’arrivo di un innegabile fuoriclasse che marchierà a fuoco il decennio in arrivo: Xdono di Ferro).
(Se siete curiosi, o pigri, o entrambe, le trovate tutte qui.)
Qualcuno, nei tavoli della discografia, si sarà certamente chiesto: qual è il modo migliore per imporre un brano che difficilmente Mtv metterà in alta rotazione, essendo poco aderente al suono dei giovani, che esce a fine dicembre e non può godere dell’esposizione del Festivalbar o di Sanremo?
È il 2002, che alla fine è uguale al 2001 e al 2000, perché i cambi radicali avvengono sempre sotto traccia, e la maniera più intelligente di far diffondere qualcosa rimane ancora e sempre la stessa: la televisione. Lo zapping è ancora sport nazionale (oltre che un gran brano dei Lùnapop) più o meno in tutto il mondo, finché i modem 56k rappresentano la frontiera più estrema della modernità e Napster sembra solo una minaccia fiacca, e quindi: televisione sia.
La prima nuova #1 del 2002 esce a fine 2001 e si immischia nelle orecchie del popolo italiano con una grandissima operazione di guerrilla marketing.
38 trasmissioni tv in 7 giorni: è questo, all’incirca, il conto finale del tour promozionale che porta Salvami, il ritorno di Jovanotti, in tutte le trasmissioni del Bel Paese, da Bruno Vespa al tg dei ragazzi.
Lorenzo lo già abbiamo incrociato da queste parti con due episodi: uno benefico e in trio, Il Mio Nome È Mai Più, e uno legato alla nascita della figlia, Per Te. Salvami è la prima volta in cui lo troviamo in pieno stile Jovanotti.
Jovanotti è un rebus, per la musica italiana dei primi anni zero.
Inizi da rapper bollato come scimmiottamento della sottocultura americana, creatura di un genio che segnerà per decenni la storia di tv e musica italiana — Claudio Cecchetto: vi suoneranno familiari, tra le sue scoperte, Max Pezzali, Fiorello, Amadeus, Gerry Scotti—; poi, la svolta: Jovanotti cresce, e così il suo pubblico con lui, fino a che il personaggio arriva a raggiungere vette di gurismo e trasversalità raramente immaginabili, ripensando agli esordi (con tanto di exploit anche in letteratura: di pochi anni prima è Il Grande Boh, sua prima prova scritta).
Salvami non è la sua più bella canzone, così come Il Quinto Mondo non sarà il suo disco migliore, ma nelle prime settimane del 2002 è letteralmente ovunque. Jovanotti irrompe negli studi tv di qualsiasi trasmissione, a qualsiasi ora, parlando-quasi-rappando su un groove di drums supportato da una bassline (del fido Saturnino) ampiamente reminiscente delle linee nevrotiche di Mike Dirnt dei Green Day (con la loro Longview del 1994 c’è anche una vaga sorellanza armonica).
Dal movimento punk americano, la più grande rivoluzione musicale dei 90 in America dopo il grunge, Jovanotti mutua l’aggressività del riff di chitarra (qui edulcorato, in versione puoi-suonarla-anche-tu-se-sai-fare-dei-barrè) e anche un po’ il vago senso di discomfort tipico del genere che aleggia anche in Salvami. Religione, politica, amore, globalizzazione, l’incoerenza di Oriana Fallaci, il terzo mondo, la povertà: tutti temi che rendono Jovanotti un tipo di artista agli antipodi rispetto al piano fresco della nuova generazione, Tiziano Ferro. Uno dei grandi talenti di Ferro è riuscire a far percepire un senso di marginalità prepotente nelle sue parole senza dover per forza cantare una ballata: questa sensazione è un esempio della sua capacità di riassumere l’adolescenza in versi senza che siano espliciti o plateali, e va al di là di un semplice cuore spezzato, pur ricordandoci che un cuore spezzato nel modo giusto può cambiare le sorti dell’arte. Suo malgrado viene inglobato da quella che negli anni siamo arrivati a chiamare l’antropomorfosi del capitale — quello che succede quando la merce diventa un soggetto umano e l’umano diventa una merce, come riassume Sara Marzullo in Pop Girl. Ma è il gioco del pop, e a ogni guadagno (di carriera) storicamente corrisponde una perdita (in termini di vita): Ferro incarna la popstar perfetta: bello, pulito, sorridente, spontaneo, family friendly e innocente al punto giusto. Insomma, materiale ottimale per i poster all’interno di Cioè (anche se questo contribuisce a offuscare, come spesso accade, il suo talento agli occhi della critica o dei criticoni — leggi alla voce recensioni di Rosso Relativo dell’epoca).
Lorenzo-Cherubini-in-arte-Jovanotti, invece, è un tizio ordinario e allo stesso tempo straordinario. Sembra un tuo amico, uno di quelli con cui bevi birrette al pub mentre ti racconta il suo viaggio in Nepal, eppure ha un magnetismo e una testa fuori dal comune. È in mezzo a questi due insiemi in teoria ben distinti — l’unicità e il populismo involontario — dove vive Jovanotti, con la sua musica adrenalinica e influenzata dalla world music, un Manu Chao meno sfrontato e più preciso, che racconta col sorriso la sua visione di un mondo che cambia, sempre più globalizzato, sempre più ingiusto e incoerente. Jovanotti è un unicorno nel panorama del pop italiano: popstar atipica, ex enfant prodige e ora lentamente entrato nella sua fase di trasformazione in intellettuale pop. Lorenzo non costruisce hit col goniometro: scrive quello che gli piace, e quello che gli piace piace a un sacco di gente. È un intrattenitore, un mattatore, uno tsunami di energia. Nel 2002 decide di sfidare il sistema — e quando sfidi il sistema stai mettendo in dubbio la tua carriera — e passare da un disco solare e di successo sicuro come Capo Horn a un singolo come Salvami. Un rischio che le classifiche ripagano, fermo restando che è ancora oggi in dubbio se sia stato il ritorno, il brano, il periodo sgonfio di uscite o il marketing a far schizzare Salvami immediatamente prima in classifica.
LE PAGELLONE
Zapping è un 8.
Salvami è un 6.
Longview è un 8.