#1, 1999. LENE MARLIN — UNFORGIVABLE SINNER
Numeri Uno, giugno 1999. LENE MARLIN — UNFORGIVABLE SINNER
Numeri Uno è la rubrichetta che si occupa di tutte le canzoni che sono finite alla prima posizione della classifica italiana dei singoli.
Qui trovate l’elenco di tutte le Numero Uno commentate, anno per anno, in continuo aggiornamento.
È il 1999, e al Festivalbar (che come ormai saprete benissimo essendo il 1999 non ha ancora la cassa dritta, altrimenti sarebbe un Festivalbar che viaggia nel tempo, sa cose del futuro e torna indietro modificando sia sé stesso che lo spazio-tempo cambiando irrevocabilmente il futuro, e tre film di Ritorno Al Futuro ci hanno insegnato e dimostrato che se così fosse sarebbero guai; ma comunque, dicevo, in questo incipit più lungo del mondo: è il 1999, e noi ragazzini e ragazzoni stiamo tutti incollati sognanti alla tv guardando il Festivalbar, dove) Alessia Marcuzzi chiede a Lene Marlin di cosa parli Unforgivable Sinner. Lene Marlin fa una sidvicioussata, e risponde che non glielo dice. Che la gente non deve sapere, ché lei scrive le canzoni per sé, per scriverle, mica per spiegarle. Che ognuno ci legga quello che gli pare. Non è una scena muta, è un vero e proprio dito medio alla promozione, è l’incubo in parallelo sia di ogni discografico che di ogni conduttore. Lene sembra quasi infastidita, è un fastidio anche dovuto in parte alla sua timidezza, ma soprattutto è la reazione di qualcuno la cui privacy è stata invasa senza tatto. Però, fortunatamente, è il 1999: nessuno si offende, nessuno ne parla, nessuno ne twitta o tiktokka (sempre per il discorso dello spazio-tempo di cui sopra, suppongo), e la cosa finisce nel nulla come dovrebbe — tranne che in un angolo della mia testa in cui comprare sempre ogni volta che penso a Lene Marlin.
Unforgivable Sinner ha quel tipo di qualità che, se vogliamo dirla tutta, ha certo pop fatto bene — guarda caso è scandinavo, come gran parte del bello e dell’a-tratti-grandioso che accade nel pop nel 1999: è una Canzone Triste travestita da Canzonetta. È teen perché la canta una teenager, ma lì si ferma. È solo questione anagrafica, roba da cartelle stampa. Perché è un pezzo incredibilmente maturo, adulto, che fosse stato cantato da una donna non avrebbe sfigurato. Singolo di debutto di Lene, raggiunge la #1 sia in Norvegia, suo paese natale, sia in Italia; in Europa raggiunge un buon successo. (Non in Uk, sorprendentemente, dove ad andare molto meglio è il singolo successivo, Sitting Down Here).
[Sitting Down Here è un esempio ancora più grande di come Lene Marlin riuscisse a scrivere canzoni orecchiabili con testi maturi: sembra tutta scanzonata, ma Sitting Down Here parla di vendetta(!).]
Unforgivable Sinner invece è quello che c’è di bello in certo pop radiofonico di fine secolo: malinconica e con qualche elemento folk — una bandiera tenuta alta da un muro di chitarre acustiche che inondano il pezzo ammorbidendo la ritmica moderna. Il testo segue la musica, ma in modo più tragico. Sì, perché a leggerlo pare che Lene stia parlando a un imperdonabile peccatore, qualcuno che ha fatto qualcosa di irrimediabile a una lei, tanto che questa lei è finita in paradiso e canta con gli angeli: che l’abbia uccisa? Spinta al suicidio? Parla di un aborto? Non ci è dato sapere cosa, dato che nelle altre interviste reperibili Lene rispondeva che nessuno poteva sapere di cosa parlasse. (Ah, il potere dell’ignoranza dell’Italia negli anni 90: riuscire a mandare prima in classifica canzoni complesse).
ALTRE COSE, ALTRI LINK
Alla #2 resiste Jovanotti con Per Te, sulla cui paginetta a lei dedicata troverete di tutto, pure tutta la storia di Blue (Da Ba Dee) degli Eiffel 65, che sale alla #6; mentre alle #3 i Backstreet Boys con I Want It That Way, capolavoro senza tempo. Alla #4 compare Look At Me, il primo singolo solista di Geri Halliwell dopo che se n’è scappata dalle Spice Girls.
Nella settimana in cui Lene Marlin è alla #1 con Unforgivable Sinner, alla #7, non capita dal pubblico italiano, c’è Livin’ La Vida Loca di Ricky Martin.
Abbiamo rimandato troppo a lungo la chiacchiera su questo pezzo definitivo del finale degli anni 90. Prima o poi ci toccherà lanciarci in uno spiegone, e sapete quand’è quel «prima o poi»? Esatto. Proprio ora.
IL RICCARDONE MARTINONE
Il 24 febbraio del 1999 è il giorno dei Grammy, e corrisponde al giorno in cui Ricky Martin mostra a tutta l’America che ci sa fare sul palco. La sua versione bilingue de La Copa De La Vida, che nel 1998 raggiunge la #1 anche in Italia, prende tutti in contropiede. È il preludio di quello che sarà Livin’ La Vida Loca, coi suoi fiati e le sue percussioni e i suoi colori sudamericani, perfettamente tradotti in un linguaggio comprensibile anche al pubblico americano. Non serve molto: alla fine dei tre minuti della performance di Ricky tutto il pubblico è in piedi. È nata una stella.
Pensare che i grandi boss dei Grammy non vogliono concedere quello spazio a Ricky. La musica latina, ancora, non rappresenta nulla nel mercato americano. Tommy Mottola, però, presidente della Sony, è determinato a farlo accadere. Marc Anthony, Jennifer Lopez e Ricky Martin sono i suoi arieti di sfondamento: rilasceranno del materiale in inglese, e daranno il via alla rivoluzione latina. Mike Green, capo dei Grammy, si mette di traverso. Non la vuole, la performance di Martin. Allora Mottola minaccia di non mandare nessun artista Sony ai Grammy, convinto di averlo messo spalle al muro, ma Green non cede. Mottola è però così convinto e sicuro che Ricky Martin ha tutto quello che serve per entrare di diritto nello stardom americano che lo bypassa, va dal boss supremo della CBS (la rete che manda in onda i Grammy) e lo convince. Mottola sa che il successo che seguirà non ha niente a che fare con la cultura, ma ha tutto a che fare col tempismo, con del grande marketing, e con un buco nel mercato da riempire con una nuova tendenza; è abilissimo nel comprendere tutte queste cose e sfruttarle per la discografica che dirige.
La Copa De La Vida è la prima hit che Desmond Child scrive per Martin. Il brano esce nell’estate del 1998, e aiutato dalla vittoria della Francia ai mondiali diventa un successo mondiale. Dopo che il pezzo riscuote consensi in tutto il mondo, Child — che ha già scritto grandi hit per Bon Jovi e Aerosmith — comincia a scrivere altro materiale in inglese, come il futuro singolo Private Emotion (che video, ragazzi, viva Mtv Select che lo passava sempre); ma è il pezzo spanglish che serve a Sony e a Martin per sfondare in Usa. Serve Livin’ La Vida Loca.
Child racconta come per scriverla si siano ispirati a Frank Sinatra, morto da poco, e all’idea di rendere Martin una sorta di Elvis sudamericano, con lo charme di James Bond; Draco Rosa, co-autore di Child, invece aveva in mente i Doors e Jim Morrison come reference per il ritornello. Quando la mandano alla Sony, però, Sony gli chiede una versione in inglese (che coraggio). Child ribatte che è spanglish, esattamente ciò che volevano, e che Vida loca sia comprensibile a tutta la popolazione inglese. (El Pollo Loco è una famosissima catena statunitense, dice Child: che c’è da tradurre?) In più, parole come moka sono quello che gli americani credono gergo spagnolo, ma è solo roba che suona caratteristica, senza esserlo. (Sony pagherà comunque un’intera pagina su Billboard per spiegare che il titolo significa Livin’ The Crazy Life. Vabbè. Epoca di altri budget.)
Col suo passato da boyband, il talento cristallino, il physique du rôle da popstar perfetto sotto ai riflettori Livin’ La Vida Loca non ha altri destini se non raggiungere il #1 negli Usa; inoltre è il primo brano nella storia a essere stato interamente registrato, lavorato e mixato in the box — cioè: tutto dentro a un computer, senza essere passato su un banco analogico. Follia per i tempi, ma standard per praticamente tutte le canzoni dei giorni nostri.
Child fa di tutto per rendere il brano impeccabile: fa suonare dei fiati per dare il colore latino, chiama il chitarrista di Paul Mc Cartney per aggiungere le chitarre tremolo tipiche dei 60s, aggiunge un gong all’inizio della strofa 2 (quella di «Woke up in NYC, in a funky cheap hotel»), perché nella sua idea di avere un brano «con dei richiami cinematografici» il protagonista del pezzo si risveglia a Chinatown. Ha un andamento un po’ ska, e Ricky registra le voci senza fare mai pipì e conducendo interviste radio tra un take e l’altro — di questo schiavismo e altri aneddoti racconta l’ottimo libro Decoding "Despacito" . Elvis sarà un’influenza anche per il videoclip, per il quale i due producer insieme a Martin guardano i video delle performance di Elvis a Las Vegas. È così che, anche grazie a un video iconico — che lancia anche una giovanissima modella che risponde al nome Nina Moric — che Livin’ La Vida Loca rappresenta la miccia che fa esplodere la musica latina in tutto il mondo a inizio anni duemila. L’operazione di Mottola è un tale successo che a maggio Time Magazine titolerà: «Latin Music Pop: We’ve seen the future. It looks like Ricky Martin, it sings like Marc Anthony, it dances like Jennifer Lopez.»
L’EREDITÀ
Livin’ La Vida Loca verrà, tra le tante parodie dei Backstreet Boys, presa di mira nel video di All The Small Things dei Blink-182.
Il titolo verrà citato nel pezzo Thong Song di Sisquo, brano che spopola in Usa, e che lascerà in mutande Sisquo stesso, come raccontato in un’intervista di Vice: Desmond Child arriverà a chiedere una percentuale esagerata di diritti d’autore, e Sisquo non potrà che darglieli. (A sua volta Sisquo avrebbe potuto rifarsi dei diritti persi di Thong Song su un artista italiano, ma forse Sisquo è un artista benevolo, o forse solo non ne sa nulla).
IL DISCLAIMER, STAVOLTA AMPLIATO (SPOILER: LE LOLLIPOP)
Prima delle consuete pagellone, il solito spiegone.
Canzonette è attualmente gratis per chi vuole, ma che se anche tu godi nel leggere faccende pop ed extra pop su queste pagine sarebbe fantastico se diffondessi il verbo, e ancora più fantastico se t’abbonassi consentendoci di dedicarci sempre più tempo. In più, per gli abbonati, arriveranno presto: rubrichette inedite e degli episodi di Numeri Uno direttamente da nientemeno che il futuro. Tipo, per chi si abbona c’è già disponibile tutto un pistolotto su 50 Special, uno in arrivo su Despacito e uno sulle Lollipop. Mica vorrai perderteli?
LE PAGELLONE
Unforgivable Sinner è un 8.
Sitting Down Here è un 7.
Per Te è un 3.
Blue (Da Ba Dee) è un 10.
Look At Me è un 5.
Livin’ La Vida Loca è un 10.
La Copa De La Vida è un 8.
Private Emotion è un 6.
All The Small Things è un 10.
Thong Song è un 8.
Mi sfugge l'artista italiano di cui Sisqo (forse) non sa nulla... Qualche indizio?