Numeri Uno è la rubrichetta che si occupa di tutte le canzoni che sono finite alla prima posizione della classifica italiana dei singoli.
Qui trovate l’elenco di tutte le Numero Uno commentate, anno per anno, in continuo aggiornamento.
La Omnitel l’ha rifatto ancora.
Se ti stai chiedendo che cazzo è la Omnitel ho una bella notizia per te: sei abbastanza giovane da non ricordarti di quando le compagnie telefoniche avevano altri nomi. Prima di diventare Vodafone, la Omnitel si chiamava così — e praticamente tutto quello che i pubblicitari mettevano negli spot tv finiva per andare forte in classifica. Te la ricordi Believe di Cher? Flat Beat di Mr. Oizo? Goodnight Moon? (Be’, se la risposta è no mi sono permesso di metterti qua i link delle precedenti puntate. Non c’è di che.)
Anastacia in Italia va forte. Fin dall’esordio, Not That Kind, la cantante statunitense piace agli ascoltatori del nostro paese: pop, funk, rock, dance, r&b, country: la grande voce di Anastacia mischia tutto e spedisce in classifica i brani come se niente fosse, cominciando abbastanza alla grande (per il pubblico) con I’m Outta Love (fosse per me, l’avrei torturata con la sua stessa canzone, ma mica decidevo io il palinsesto di Mtv).
(Ma poi quegli occhiali con le lenti colorate erano esteticamente insopportabili, santa madre — a meno che li indossasse il cantante degli Wheatus).
Cameriera, receptionist, insegnante di aerobica, parrucchiera, commessa, segretaria: Anastacia ha fatto qualsiasi mestiere, prima di arrivare al suo primo contratto. Poi, il successo internazionale. Ma col successo arrivano anche le critiche, e Anastacia, a giudicare dal testo di Paid My Dues, non sembra essere una che le gestisce granché bene. Il pezzo è una sorta di inno che pare essere un rifacimento di Survivor, canzone di ben’altra classe — anche se a sua volta era una sorta di I Will Survive in salsa 2000.
Paid My Dues miscela con banalità la faccenda del darsi da fare e non fermarsi mai, del credercisemprenonarrendersimai-ismo, la difficoltà, la resilienza, i critici cattivoni, eccetera eccetera, in mezzo a salti di tonalità e melismi che fanno vedere quanto canta bene benissimo. Insomma: du’ cojoni. Tre minuti e venti di nenia e di eeeeaaaeeeaaahhheaaaaah. Il songwriting è banale e senza grossi colpi di genio, armonici o testuali; pare un brano scritto per e cantato da un concorrente di un talent, ma in versione poco ispirata. (Nel frattempo in background mi sta suonando Survivor, e mi chiedo cos’avessero gli italiani nelle orecchie per non spedirla alla #1; a intuito, direi le pigne).
Tutto ciò che Anastacia canta è brutto? Nient’affatto. Nel 2004, anno INCREDIBILE e che non vedo l’ora di poter approfondire, praticamente solo hit pazzesche, la ritroveremo con un pezzo questa volta bello. Bellino. Dài, onesto. Per il resto, Paid My Dues chiude in bellezza al vertice dei singoli più venduti d’Italia il 2001, sostituendo — ma solo temporaneamente — Somethin’ Stupid.
LE PAGELLONE
I’m Outta Love è un 4.
Teenage Dirtbag è un 10.
Paid My Dues è un 4.
Survivor è un 10.
I Will Survive è un 10. Bello tutto tranne la roba di Anastacia, insomma.