Numeri Uno è la rubrichetta che si occupa di tutte le canzoni che sono finite alla prima posizione della classifica italiana dei singoli.
Qui trovate l’elenco di tutte le Numero Uno commentate, anno per anno, in continuo aggiornamento.
Lolita è il romanzo esteticamente più bello mai scritto nella storia dell’umanità, e non è nemmeno il miglior romanzo scritto da Vladimir Nabokov. Avrete più o meno tutti una vaga idea delle sue tematiche: quelli che l’hanno letto senza capirci un cazzo vi direbbero che parla di pedofilia, mentre la realtà dei fatti è ben più complessa. Lolita è un romanzo che dipinge in modo estremamente accurato, disturbante e poetico l’ossessione, la morbosità, la follia, e è anche un ritratto e una critica feroce all’America che Nabokov, da espatriato europeo, si trovava davanti. Il professore Humbert Humbert s’invaghisce della pre-adolescente Dolores (Lo, Dolly, Lolita) fino a corromperla, nell’anima e nei comportamenti; di base, Lolita è la vittima di un pedofilo, ma nell’immaginario collettivo il suo nome diverrà (grazie alla distorta trasposizione cinematografica di Kubrick) sinonimo di ragazza-giovane-sessualmente-esplicita.
Nel 2002 la discografia si è accorta da almeno tre anni che i teenager s’immedesimano nei teenager, il che li fa fiondare nei negozi di dischi (rip) a spendere le mancette dei nonni: da Britney Spears in poi il mercato è stato invaso da giovani cantanti sempre più svestite, che nei video adottano atteggiamenti sempre più sexy al limite dell’esplicito. I ragazzini impazziscono, le ragazzine pure, i magazine figuratevi: ancora si vendono i giornali. È piena teen mania.
La discografia francese nel 2000 prende appunti dalla lezione del pop americano, e arriviamo così a Alizee.
(Se ve lo siete perso, qui sotto potete recuperare la storia del pop in tre brevi mosse:)
La backstory di Alizee è quella dei film di Hollywood scritti dai registi pigri: vuole ballare, s’iscrive a un concorso tv chiamato Graines de Star, ma nella categoria danza possono partecipare solo i gruppi, e quindi la fanno iscrivere alla categoria canto. Naturalmente vince un premio come migliore promessa della categoria canto, e viene notata da Mylene Farmer, diva del pop francese.
Moi… Lolita, con quei tre puntini tanto reminescenti di …Baby One More Time, esce in Francia nel 2000; l’album d’esordio che la contiene esce nel 2001, e il successo nella terra dei mangiarane è così grande che si passa subito all’exploitation — cioè: portare il progetto all’estero, un po’ come successe nel 2001 con Xdono di Tiziano Ferro —, e nel 2002 il brano arriva anche in Italia.
(Come, non hai letto Canzonette su Xdono? Eccotelo qua.)
Ora: il francese è precisamente la lingua che ho deciso di evitare al liceo linguistico, e l’unico senso che avrebbe studiarlo è leggere i romanzi di Beigbeder e di Houellebecq in lingua originale, gente che ho scoperto dopo il liceo; e comunque questa è tutto sommato una buona giustificazione ma non abbastanza per dover rinunciare alla soddisfazione, le rare volte in cui metto piede nella terra dei ladri-di-Gioconda, di vederli annaspare all’idea di dover parlare in inglese; non sapendo il francese, dunque, non ho idea di cosa si dicano Alizee e il suo spasimante all’inizio del video; quello che so è che alle porte del 2025 il video è ancora iconico, e il pezzo, seppur sonoramente invecchiato, è ancora iconico pure lui, con quel synth del Korg M1 leggermente houseggiante e quell’andamento che richiama armonicamente un’altra hit degli anni precedenti, White Town (sì, quella della pubblicità e sì, quella che ha sampleato Dua Lipa).
(L’internet mi suggerisce che il dialogo a inizio video vada più o meno così: lui le confessa il suo amore, lei gli chiede 200 franchi; vattelappesca, come direbbe Holden Caufield, se è vero o no.)
(Puoi leggere di Your Woman qui:)
Le parole di Moi… Lolita sono esattamente quello che ci si aspetterebbe viste le premesse: Mylene Farmer le cuce addosso un testo pieno zeppo di allusioni sessuali cantati da una ragazzina che gioca a provocare, mentre nel video la regia — del compagno di Farmer e co-autore del brano Laurent Boutonnat — indugia sul suo fondoschiena più di una volta. (Che i francesi non possiedano poesia non si può proprio dire; di certo si può però affermare che non abbiano la stessa capacità di sessualizzare sottilmente degli americani).
Il testo è più bidimensionale rispetto al video, dove quantomeno ci sono accenni a un’opprimente esistenza in provincia e a altri stereotipi tipici dell’adolescenza (lei acqua e sapone che si trucca e si fionda nel club per adescare maschi adulti); in Uk, dove la canzone riscuoterà un discreto successo per essere cantata in una lingua nemica e ostile ai britannici, il video verrà censurato a causa della scena in cui Alizee scappa di casa ribellandosi alla madre.
Moi… Lolita è un esempio di pop ben riuscito, pur se platealmente costruito e forzato; non ha l’estro di …Baby One More Time, né nella composizione né nella produzione né nell’esecuzione, ma riesce comunque nell’intento discografico di vendere fantastilioni di copie in tutta Europa e di imprimere Alizee come una giovane promessa della musica francese. (Spoiler: in Francia continuerà a avere successi, anche se in modo altalenante; lo stesso non si potrà dire dell’Italia e dell’Europa).
Le considerazioni e le implicazioni morali su questo tipo di brano, fatte attraverso le lenti della modernità, non sono poche; è giusto che delle ragazze innocenti vengano strumentalizzate così? Non vi sentite a disagio a guardare un’adolescente cantare cose borderline quando dovrebbe stare a scuola a prendere pessimi voti perché è innamorata del compagno di banco che non se la fila e non le risponde ai messaggi? La discografia non dovrebbe proteggere i suoi artisti? (Seh, vabbè, ciao, poi?)
Fortunatamente il 2002 è un anno ricco di spunti da questo punto di vista, e avremo modo di rispondere a tutte queste cose molto presto, dato che come vedremo tra poco l’apice della sessualizzazione di giovani teen star arriverà proprio a fine anno e proprio dalla Russia di Nabokov, con l’arrivo niente-meno-che delle Tatu.
LE PAGELLONE
Moi… Lolita è un 8.