#1, 2002: NOIR DÉSIR — LE VENT NOUS PORTERA
Numeri Uno, giugno/luglio 2002. NOIR DÉSIR — LE VENT NOUS PORTERA
Numeri Uno è la rubrichetta che si occupa di tutte le canzoni che sono finite alla prima posizione della classifica italiana dei singoli.
Qui trovate l’elenco di tutte le Numero Uno commentate, anno per anno, in continuo aggiornamento
PREMESSA #1
Se il 2002 è un anno tremendo calcisticamente per la Francia, umiliata ai mondiali in Corea del Sud-Giappone, almeno compensa artisticamente. È infatti un anno glorioso per l’exploitation dei suoi progetti musicali: dopo Alizeé, che abbiamo incrociato poco fa in vetta alla classifica dei singoli più venduti in Italia con la sua Moi… Lolita, a imporsi sul territorio italiano arrivano anche i Noir Désir.
(Qui la column su Moi… Lolita, nel caso in cui foste stati distratti)
PREMESSA #2
È giugno, e a giugno l’italiano sogna di essere altrove. Dev’essere dna, o qualcosa nell’acqua che ci dànno da piccoli, ma da fine maggio in poi subentra in circolo la voglia di andarsene, di mollare l’ufficio e il mutuo e le bollette alle spalle, di staccare la spina, di stare con le zampe a mollo nell’Adriatico o nel Mediterraneo, di posare la maschera col sorriso prestampato che si mostra al capo mentre si dice di sì e ci si occupa dell’ennesima faccenda di cui non ci interessa niente mentre si mormora un masiniano «vaffanculo». Di base, a giugno l’italiano ha voglia di non pensare a niente, e quella voglia la tramuta nelle canzoni che compra. La discografia non ha ancora messo del tutto a fuoco il concetto, orribile e degradante, di tormentone estivo, ma ci arriverà tra non molto; per ora, negli anni che precedono l’invasione di musica sudamericana, già si affacciano nelle chart — e talvolta anche in vetta, vedi Vamos A Bailar — delle canzoni che incarnano esattamente questa cosa qua. Evasione e spensieratezza mai sotto ai 100 bpm. Spesse volte sono belle, talvolta geniali, qualche volta orribili. Non è mica una novità. Andando indietro con la memoria i tormentoni ci sono sempre stati, da Abbronzatissima a Sapore Di Sale a Vamos A La Playa; dagli anni 2000 questa necessità di canzoni che parlino d’estate e sciorinino tutti gli agenti atmosferici intrecciati all’amore si fa però sempre più forte, e dal 2002 è più che mai evidente che il trend dei mesi estivi sarà proprio questo.
(Se ti eri perso la column su Vamos A Bailar, recuperatela qua:)
(Da notare come genialità e classe uniscano due evergreen come Abbronzatissima e Sapore Di Sale per via dell’arrangiatore che hanno in comune: un certo Ennio Morricone.)
PREMESSA #3
Ci si è messa gente di gran lunga più intelligente di me su questa faccenda, e nessuno è praticamente mai riuscito a venirne a capo: che si fa con l’arte degli assassini, degli stupratori, dei condannati? Al netto della cancel culture e di altre usanze delle generazioni che maneggiano internet e i dibattiti odierni, come possiamo giudicare le opere di chi si è poi macchiato di crimini contro l’umanità? È la prima volta che Canzonette si trova di fronte a questa sliding door; la #1 di Puff Daddy del 1997 pre-datava lo scandalo riguardo ai suoi party — e non solo — esploso nel 2024; come si può essere lucidi nel giudicare un qualcosa di così fondamentalmente effimero con una canzoncina sapendo che chi la canta e l’ha scritta ha poi ucciso brutalmente la sua compagna e — stando alle ricostruzioni — spinto l’ex compagna al suicidio, come nel caso di Bertrand Cantat, cantante dei Noir Désir?
Qual è la soluzione, o meglio, c’è una soluzione che non sia di pari livello al gesto di quelli che bruciano i libri di Harry Potter perché ritengono che J.K. Rowling si sia dimostrata una sciroccata (ndr: non è una soluzione; è una roba da imbecilli)? E se la soluzione è non parlarne, allora come facciamo con i Picasso e i Caravaggio di cui è costellata la storia dell’arte, della musica, della letteratura e del cinema? Li saltiamo a pie’ pari?
Ho sempre cercato (riuscendoci ampiamente) di separare l’arte dall’artista, solitamente con grande convinzione; sarà la vecchiaia o l’Alzheimer incombente o la mia nuova condizione di genitore, ma fatico sempre più a scindere le due cose.
La soluzione, che poi è una non-soluzione, è scrivere del pezzo e lasciare a chi legge la scelta di approfondire o meno tutto quello che riguarda i Noir Désir. (Si scrive scelta, si legge scaricabarile).
SULLA BAND E SULLA CANZONE, EFFETTIVAMENTE
I Noir Désir nascono, come tipo tutte le band, sui banchi di scuola di un liceo cattolico privato di Bordeaux, Francia negli anni 80. Cambiano formazione svariate volte, fanno un sacco di dischi cambiando generi svariate volte, fino all’approdo dopo vent’anni di carriera a des Visages des Figures, un disco sperimentale e più pop rispetto ai precedenti, caratteristica che lo renderà il loro album di maggiore successo.
Le Vent Nous Portera è un brano figlio della world music — non a caso ha una nostra vecchia conoscenza, Manu Chao, alla chitarra —, è ipnotico, essenziale e poetico, solenne e testualmente enigmatico, al limite dell’indecifrabile; come tante cose del disco che lo contiene anche questo pezzo sembra dover qualcosa a Thom Yorke, come una sua versione se Yorke fosse nato dall’altra parte della Manica. È disperato e speranzoso allo stesso tempo, e è tutto quello che non sembrerebbe mai una hit, men che meno sul suolo italiano. È surreale come il suo videoclip, girato da Alexandre Courtes (White Stripes, U2, Daft Punk). Il videoclip è sicuramente una delle armi vincenti del brano, il cui fascino aiuta a vendere la canzone anche in una terra in cui il francese è una lingua pressoché sconosciuta se non ostracizzata. Non è una canzone che parla esplicitamente di perdita, ma così viene universalmente interpretata — testimoni, i commenti sotto al video di gente che la dedica a dei cari scomparsi; il vento porterà via tutto con sé, i ricordi, l’essenza di ciò che si è stato, spazzando via tutto senza pietà. Un vento nettamente diverso da quello speranzoso di Bob Dylan di Blowin’ In The Wind, ma i tempi sono pure cambiati e le prospettive di cambiamento degli anni sessanta sono state sostituite dall’incertezza post-2000 e post-11 settembre (giorno in cui, incidentalmente, uscirà il disco dei Noir Désir).
Tutto questo rende Le Vent Nous Portera tormentone e anti-tormentone allo stesso tempo, imponendosi per quattro settimane in vetta alla chart dei singoli più venduti in Italia nell’estate 2002. Settimane che forse sarebbero state molte di più se, di punto in bianco, non fosse piombato anche in Italia il tormentone dei tormentoni che monopolizzerà le chart per otto settimane,
Le Vent Nous Portera verrà coverizzato e tradotto da Cristiano De Andrè nel 2013, con risultati che potete verificare cliccando con grande coraggio sul video qui sotto.
[Qui, invece, puoi (ri)leggerti quella volta in cui Manu Chao fu il singolo più venduto d’Italia:]
ALTROVE
Altrove, nelle settimane di dominio francese, troviamo nella top 10 pezzi comunque degni di gloria, perché il 2002 è un anno oggettivamente succoso: per esempio riecco Eminem, col suo comeback con Without Me, un pezzo quasi totalmente meme prima che i meme fossero inventati; Holly Valance in una cover di Kiss Kiss che ricordiamo molto per il sound effect e meno per il suo talento vocale; e, tra le altre, perché pur non volendo alla fine qua siamo dei professionisti, Sotto I Raggi Del Sole che altro non è quel capolavoro di Abbronzatissima samplato e aggiornato in salsa circa-reggae da Brusco — ovvero il motivo per cui nell’estate 2002, a Cervia col mio amico, giravo per la spiaggia cercando un vuccumprà che mi vendesse Hit Mania Dance 2002 in modo da poterla ascoltare a ruota sotto all’ombrellone: vera hit estiva, vero evergreen. Altro che i Noir Désire.
LE PAGELLONE
Moi… Lolita è un 8.
Vamos A Bailar è un 10.
Abbronzatissima è un 10.
Sapore Di Sale è un 10.
Vamos A La Playa è in 10.
Le Vent Nous Portera è un 6.
Blowin’ In The Wind è un 10.
Il Vento Soffierà è un 3.
Without Me è un 10.
Kiss Kiss è un 7.
Sotto I Raggi Del Sole è un 9.