#1, 1997. ELTON JOHN — SOMETHING ABOUT THE WAY YOU LOOK TONIGHT / CANDLE IN THE WIND 1997
Numeri Uno, settembre/ottobre/novembre/dicembre 1997. SOMETHING ABOUT THE WAY YOU LOOK TONIGHT / CANDLE IN THE WIND 1997
Se c’è una cosa che storicamente e musicalmente mi rompe mortalmente i coglioni in modo esagerato è il format Cantante-al-pianoforte-che-riempie-le-vocali-di-vibrato. Gesù. È un format che mi infastidisce da sempre, in ogni periodo dell’anno, figuriamoci quando in cima alle chart dovrebbe esserci roba con la cassa dritta, quella che per intenderci riempiva le compilation del Festivalbar. Nel finale dell’estate ‘97 l’Italia, nello specifico, è fortemente combattuta: (del resto, una nazione costantemente in conflitto con sé stessa non può che riflettersi sui suoi gusti musicali, potremmo dire se volessimo fare un po’ di sociologia, ma che due coglioni la sociologia: si salva solo perché è leggermente meno noiosa delle ballate al pianoforte dove il cantante vibra le vocali). E insomma, l’Italia un po’ balla «Life in plastic is fantastic», un po’ sogna la rivoluzione coi Chumbawamba — il più bel gruppo anarchico che abbia mai messo piede in classifica da noi —, ancora canta La Regola Dell’Amico, che è a tutti gli effetti la Canzone Dell’Estate anche se non è mai diventato un singolo, ma soprattutto per praticamente tutte le settimane da settembre fino alla fine dell’anno decide di piangere la Principessa Diana. Come? Comprando il dischetto apposito di Elton John. Pensare che il Bel Paese aveva appena finito di “piangere” per tutta estate Notorious Big con I’ll Be Missing You di Puff Daddy e Faith Evans e i 112 e gli-ultimi-chiudano-la-porta, ma è il music business baby: c’è sempre qualcuno da piangere.
Quindi: vai con Diana.
Cosa si può dire dunque di un paese che tiene in classifica senza mai spedirle al numero uno Barbie Girl, Doctor Jones, Tubthumping, e Torn? Sono ammesse parolacce, e quante ne sono ammesse?
La risposta (quella seria) dopo la carrellata di hit di cui sopra.
(Come non spendere due righe su qualunque cosa che non sia Candle In The Wind? Tipo gli Aqua. Vanno benissimo gli Aqua.
Gli Aqua prendono gli Abba e moltiplicano il fattore melodia fanciullesca in cui tanto sono capaci i nordici, impilando un album di debutto con un uno-due di singoli micidiale, anzi tre se contiamo pure My Oh My, anzi quattro se contiamo l’altra hit Turn Back Time. Il format è efficace, e si inserisce perfettamente nel mercato di fine anni novanta, tra boyband e girlband il cui repertorio è votato alla spensieratezza e i video iper colorati. Quello che merita enfasi, oltre all’imbecillità di non aver mai reso Barbie Girl una Numero Uno, è una delle cose che preferisco della musica pop: un testo intelligente, sarcastico, celato dietro a un’apparente canzonetta. È Material Girl di Madonna in versione anni novanta. Il siparietto tra Ken e Barbie, interpretati dai due vocalist, è delizioso; le topline sono catchy anche a quasi trent’anni di distanza, e il pezzo è entrato nell’immaginario collettivo resistendo alle ondate musicali (l’anno scorso, nell’estate 2022, a uno show degli Aqua a Milano c’erano seimila persone: certo, il revival e quant’altro, ma non è mica poco). La Mattel trovò la canzone così oltraggiosa da fare causa — perdendola — agli Aqua. Barbie Girl è il momento dell’incontro perfetto tra Mtv e Europop. Ed è stato, sia vissuto allora che visto da oggi, un momento meraviglioso. )
(A un certo punto, andando a zonzo per le chart dell’infinito regno di Elton John, compare anche Burnin’ dei Daft Punk. Non raggiungerà ovviamente la #1, come aveva abbastanza miracolosamente fatto Around The World, ma è comunque una gran segnale di come, nel 1997, tra fanatici della nascente house francese prima che diventasse ufficialmente la French Touch e una grande scena di djing, il Bel Paese aveva un sottobosco di ascoltatori musicali veramente vario).
(Ok. Basta procrastinazione. Torniamo a noi due, Elton.)
La metà delle volte che abbiamo incontrato una nuova Numero Uno in classifica la prima domanda è stata: perché? Come diavolo è stato possibile? Colpa della fan base? Delle radio? Degli spot? Di una colonna sonora? Ne abbiamo viste, di cose bizzarre, in questo 1997.
In questo caso, invece, è tutto molto chiaro.
Che le vuoi dire: l’Italia è l’Italia. E la morte-di-un-famoso, anche nell’epoca pre-internet, fa scalpore. Comprare un singolo in memoria di quella persona, che poi era La Principessa, Futura Regina, è un modo come un altro di elaborare il lutto in modo collettivo. Ma non è solo colpa degli abitanti dello stivale: in Uk, del resto, il pezzo è il cd singolo più venduto di tutti i tempi. Che cazzo. Pensate fosse stata una bella canzone.
Del resto, nel 1997 non ci sono meme da condividere o catene whatsappine da mandare: si legge il Corriere o la Repubblica, si guarda Mentana su Canale 5, e siamo lontani anni luce dalla nostra idea odierna di televisione invasa dai reality: i VIP sono i reality che la gente ha. E i VIP vivono sui rotocalchi, nei tg, e delle cose si parla per settimane, nei bar, nelle sale d’attesa, alle fermate dei mezzi, al telefono. Quindi ci sta che la morte della Principessa-Futura-Regina-d’Inghilterra scuota il mondo — scuote me, che ho dieci anni, e corro a gridare «Mamma! Mamma! È morta la principessa Diana!» — e contemporaneamente sia oggetto di una delle più grandi bruttezze musicali che raggiunge la numero uno in classifica. Non che Candle In The Wind sia brutta di per sé: è che preferisco una cosa oggettivamente brutta a una cosa media, banale, senza spina dorsale. Sarà il format Cantante-al-pianoforte-che-riempie-le-vocali-di-vibrato, immagino, perché alla fine Elton John è pure un personaggio simpatico.
Naturalmente Candle In The Wind, nella versione rivisitata del 1997, non parla di Diana, ma più di come ci si sente dopo la morte dell’amica Diana. Inizialmente Candle In The Wind era stata scritta da John e dal suo paroliere Taupin per Marylin Monroe. Cioè, in tributo a. A Taupin, stando alle interviste rilasciate nel tempo, non granché fregava di Monroe, ma la sua figura era oggettivamente un ottimo veicolo per raccontare quella vicenda. Il brano viene incluso nell’ormai classicone Goodbye Yellow Brick Road; in USA arriva alla #6. Le leggende sulla versione per Diana divergono: secondo alcune storie, viene commissionata a Elton John dal capo della Virgin, Richard Branson; secondo altre, John vuole cantare qualcosa di nuovo al funerale di Lady D, quindi chiama Taupin chiedendogli di scrivere qualcosa di nuovo, e che Candle In The Wind dopo la morte di Diana sta godendo di molti passaggi radio, ma Taupin capisce male e riscrive il testo di Candle In The Wind. Così, «Goodbye Norma Jeane» diventa «Goodbye England’s rose».
Il testo nuovo non lo rende una canzone migliore: nonostante un buon ritornello, il brano è affossato da strofe bolse, antiche, mortalmente noiose. (Non è colpa di nessuno: né nel 1997 né oggi: nel 1997, poi, io ho dieci anni e voglio ascoltare La Musica Pop Dei Novanta, tutta colorata e felice e adrenalinica eccetera eccetera; il mondo invece vuole piangere.) In Uk, tempo due settimane e Elton viene rimpiazzato: dalle Spice Girls, dagli Aqua, dai Teletubbies (giuro), poi da un altro pezzo delle Spice. Da noi, no. Da noi, Everybody rimane vagamente in top 10, e Everybody meriterebbe centoventi righe sulla sua grandezza.
(Le farei, le farò).
Il funerale più famoso di tutti i tempi, del resto, deve pur avere avuto i suoi effetti. E la scena di Elton che suona e canta è tutto sommato storica, per quanto sembri preistorica a guardarla oggi. È un gran momento di musica pop, e anche se nei termini strettamente musicali non lo è, sicuramente lo è a livello di spettacolo pop. (Eppure è divertente, anche se vagemente cinico, immaginarsi così tanti italiani fiondarsi nei negozi di dischi a comprare una canzone tributo in inglese per una principessa considerando la nostra bizzarra e conflittuale storia coi reali. Il potere dei media, e della figura di Santa Diana). Del resto, nell’epoca pre-internet — pare assurdo, ma è esistita — i Grandi Scandali Del Gossip degli anni novanta li ricordiamo sulle dita di una mano: e se non riguardavano Bill Clinton, all’epoca Presidente degli Usa, riguardavano Lady D. Diana era una figura pop, e travolge le classifiche del pop. Gli ascoltatori, ma soprattutto gli acquirenti di questo singolo non sono fanatici di musica, consumatori abituali, o collazionatori compulsivi. quello che succede quando muoiono delle celebrità negli anni 90.
Candle In The Wind è un 6.
Barbie Girl è un 10.
Tubthumping è un 11.
La Regola Dell’Amico è un 10.
Doctor Jones è un 7.
My Oh My è un 8.
Turn Back Time è un 8.
Torn è un 10, e mica solo per il visino dolce di Natalie Imbruglia, ma anche.
Material Girl è un 8.
Burnin’ è un 7.
Everybody è un 10.