Numeri Uno è la rubrichetta che si occupa di tutte le canzoni che sono finite alla prima posizione della classifica italiana dei singoli. È la cugina di quella americana di Tom Breihan, che è la cugina di quella inglese di Tom Ewing.
Nove settimane in testa alla classifica singoli possono voler dire una sola cosa: agli italiani questa canzone piaceva per davvero. Il che può avere anche la sua dose di buon senso, perché: a) una Canzone Canticchiosa in un’epoca senza grossi drammi fa sempre la sua bella figura; b) nel 1998 gli italiani in grado di masticare l’inglese e con una conoscenza abbastanza approfondita da rendersi conto che siamo davanti a un testo da denuncia alla Polizia dell’Arte immagino fossero ben pochi. E quindi: giugno, luglio e agosto 1998 vedono il trionfo nella chart dei singoli di Life di Des’ree.
Des’ree nasce in Inghilterra, nel sud di Londra: madre della Guyana, padre delle Barbados. Sono proprio loro a introdurla alla musica, esponendola al jazz, al reggae, al calypso. A ventidue anni chiede a un fidanzato di spedire il suo demo all etichette e la leggenda narra che la Sony, colpita dal demo, l’abbia chiamata e firmata seduta stante. Nel 1994 Des’ree becca la sua prima hit: You Gotta Be è un pezzo perfettamente anni 90, dall’armonia alle drum machine al video al messaggio positive.
Oggi sarebbe un ottimo pezzo di Lizzo, mentre nel 1994 in Uk è una hit, in USA arriva in top 10 e diventa richiestissima per gli spot tv che, come abbiamo già visto nel caso di Midge Ure con Breathe, era all’epoca uno dei modi più efficaci affinché un pezzo esplodesse. Il successo le garantisce di aprire il tour di Seal, e fondamentalmente fare altri dischi.
Il terzo singolo del suo terzo disco è Life. E Life è una di quelle canzoni che ti fa rimpiangere di avere l’abbonamento a YouTube, perché desidereresti tanto vedere una pubblicità infinita al posto del videoclip.
Partiamo da un assunto: recitare a voce alta, o estrapolare dal loro contesto e leggere i testi della pop music è un esercizio scorretto; spesso suonano benissimo cantati e suonano ridicoli letti. Certa roba, però, riesce a sfondare qualsiasi tipo di regola, e credo fermamente che Life rientra in questo insieme. «Ho paura del buio, in modo particolare quando sto in un parco, preferirei mangiare un toast mentre guardo la notizie alla tv» è una frase che nemmeno cantata può suonare decente; non è sorprendente scoprire che, nel 2007, un sondaggio della BBC ha eletto questa strofa la più brutta di sempre.
(Amo gli inglesi, e il mio amore sconfinato viene riconfermato da cose come queste: ma a chi verrebbe mai in mente di creare un poll sulla BBC per sapere qual è secondo gli utenti la frase peggiore di un testo? C’è tutto l’essere british racchiuso qua dentro. Popolo straordinario.)
Vogliamo parlare del video? Des’ree è seduta sul retro di un’auto, l’auto scorre attraverso i campi di canna da zucchero, nel cielo scorrazza un aeroplano, questo aeroplano non spara insetticida ma farfalle. La cosa più sorprendente è la certezza che qualcuno è stato pagato per sceneggiarlo, dirigerlo e montarlo.
Vabbè, avrà anche dei pregi Life, no?
Sì. Il pregio che ha è che pose fine alle tre settimane di regno di Baglioni.
Curiosamente, con le precedenti Numeri Uno High dei Lighthouse Family e Truly, Madly, Deeply dei Savage Garden condivide gran partre del DNA armonico, ma non è granché sorprendente: gli anni 90 sono, dal punto di vista della teoria musicale, un grande show di canzoni in maggiore, che banalmente rispecchia un umore allegro, felice, vitale; l’armonia è solitamente, anche più del testo, sempre un ottimo indicatore degli anni in cui vengono scritte le cose — e niente grida Periodo Di Benessere E Felicità più delle canzoni pop di fine anni 90.
ALTRE COSE
Anche se mancano ancora almeno quindici anni dall’incredibile scoperta del music business che d’estate si può fatturare tantissimo con delle canzoni che guarda caso parlano dell’estate-delle-spiagge-del-sole-del-mare, giugno e luglio sono anche negli anni 90 un ottimo momento per lanciare carriere. Nelle nove settimane di tormentato strapotere di Des’ree compaiono in Top Ten: l’esordio di Eagle-Eye Cherry con la stratosferica Save Tonight. Save Tonight è quattro accordi e grande cuore, con tanto di elemento tipico delle Grandi Canzoni Degli Anni Novanta: un assolo assolutamente memorabile e cantabile. (Ad accompagnare il pezzo, un gran video, anch’esso in bianco e nero, che per qualche strano feticismo un po’ vintage andava molto di moda all’epoca).
Sullo scadere degli anni 90 non c’è un mercato a fuoco come quello del Regno Unito: dopo l’exploit mondiale delle Spice Girls — di cui l’Italia è colpevole nel non aver riconisciuto la grandezza dell’esordio di Wannabe, ma che grazie a Dio incroceremo ben presto — il music business britannico si getta a capofitto sulla creazione di boy band and girl groups. C’est La Vie è il singolo d’esordio delle B*Witched, la girl band che rappresenta la risposta irlandese alle All Saints, che rappresentavano la risposta alle Spice; parla di sesso, naturalmente, ma in modo molto colorato. Un’altra cosa interessante delle B*Witched è che per scrivere il loro nome in modo corretto ho dovuto cercare il maledetto asterisco, manco fossero gli *NSync, per dire quanto sia succulenta la loro vita discografica. C’est La Vie fa comunque ciò che deve grazie a un ritornello oggettivamente appiccicosissimo (come si fa a dare l’insufficienza a quel green screen così osceno?). È teen-pop anni 90, non proprio al suo meglio — ma in quel caso il meglio deve ancora venire.
E le originali? Ma certo, ci sono anche loro. Raggiungono però solo la #2 con la Frozeniana (il pezzo, non il film) / Fugeesiana Ballad Condita Con Le Chitarrone Flamenco E Delle Frasi Biascicate In Un Pessimo Spagnolo che è Viva Forever. A Viva Forever manca tutto ciò che solitamente funzionava del repertorio delle Spice: il brio, la frizzantezza, il colore, la gioia, la spensieratezza. Però i tristi eventi — l’annuncio della dipartita dalla band di Geri Halliwell — portano il pezzo ad avere una caratura emotiva sicuramente più pesante, e il dolcissimo videoclip aiuta non poco la narrativa. Finisce così per essere, nonostante le premesse, un ottimo goodbye single non ufficiale — che ovviamente sarà seguito da un altro perché, come dicevamo, non c’è un mercato a fuoco come quello del Regno Unito a fine anni 90.
Deeper Underground è la colonna sonora di Godzilla, uno dei film dell’estate 1998. Incidentalmente è anche un gran pezzo nervosissimo, come probabilmente era stato richiesto da brief per il film, di Jamiroquai. Il singolo è dotato — come quasi sempre nel caso di Jay Kay, re di Mtv di metà anni 90 — di un altrettanto gran videoclip in cui un Godzilla sfonda lo schermo, inonda e invade il cinema mentre il nostro Jay saltella sui sedili evitando taxi infuocati e alluvioni.
Altro — e ultimo — pezzo che condivide il DNA armonico con Life, molto meno fortunato anche se nettamente più bello è la ballad (sì, sono gli anni 90, e i discografici facevano uscire anche le ballad in piena estate perché chiusene fotte) Kiss The Rain di Billie Myers: un notevole esempio di pop-rock di fine secolo, ben scritto e ben cantato. (Un altro pezzo dall’assolo molto cantabile).
LE PAGELLONE
Life è un 3.
You Gotta Be è un 6.
Save tonight è un 9.
Wannabe è un 10.
C’est La Vie è un 6.
Viva Forever è un 7.
Deeper Underground è un 8.
Kiss The Rain è un 9.