#1, 2000. BACKSTREET BOYS — SHAPE OF MY HEART
Numeri Uno, novembre 2000. BACKSTREET BOYS — SHAPE OF MY HEART
Numeri Uno è la rubrichetta che si occupa di tutte le canzoni che sono finite alla prima posizione della classifica italiana dei singoli.
Qui trovate l’elenco di tutte le Numero Uno commentate, anno per anno, in continuo aggiornamento.
Ah, le boyband! Ci risiamo. Vabbè, è antico, ma le amo. (Lo so, è una citazione anacronistica visto che siamo nel 2000 e il nostro eroe non arriverà sulle scene ancora per un anno, ma l’altro giorno ho addormentato mia figlia facendole ascoltare Rosso Relativo e ho in testa i testi di quel disco sul prompter del mio cervello).
A un anno dallo stratosferico risultato di Millennium il ritorno dei Backstreet Boys con il nuovo disco Black And Blue è attesissimo: l’industria intera si domanda se i cinque bellocci americani riusciranno a superare non solo il loro record di vendite, ma soprattutto il record degli N*Sync — 2 milioni e 400 mila copie vendute nella prima settimana con No Strings Attached. Il disco viene anticipato dal primo singolo Shape Of My Heart, il cui, indovinate un po’, il video è tutto nero e blu. Non si può proprio dire che alla Jive, etichetta incredibilmente forte in quegli anni, lasciassero niente al caso.
I Backstreet Boys li abbiamo già incrociati un paio di volte: un po’ perché lo strapotere degli svedesi in fatto di canzoni pop è lampante a fine anni novanta, un po’ perché non parlare di Everybody sarebbe stato un peccato anche se alla #1 c’era Michael Jackson, un po’ perché anche l’Italia si accorge definitivamente di loro con Millennium, e con quella hit senza tempo che è I Want It That Way. (Se eravate distratti, potete recuperare tutto qua sotto).
Di boyband ne abbiamo vista qualcuna, specialmente i 5ive, ma nessuno è come i Backstreet Boys in termini di risonanza mondiale; se i loro diretti antagonisti, gli N*Sync, in USA partono meglio con i dischi, i BSB riescono a capitalizzare in modo più il successo dei loro album worldwide, dall’Asia all’Europa — da dove, peraltro, in modo molto furbo la loro label decise di farli partire per poi importare il progetto in America con già un curriculum solido. I ritorni non sono sempre facili, lo sappiamo: lì dove a Britney era riuscito benissimo a qualcun altro era andato tremendamente (stiamo guardando proprio te, Ricky Martin).
E ai BSB come va? In questo singolo dallo stesso titolo di un pezzone di Sting (ma con un riff per forza di cose meno iconico) al timone c’è sempre Max Martin, goat del songwriting e della produzione — non a caso è l’autore/producer con più #1 nella storia di Billboard dopo Lennon e McCartney —, quindi male non potrà mica andare.
Shape Of My Heart è il tentativo di imborghesire un po’ la band, renderli più adulti e maturi agli occhi del pubblico che li snobbava ma senza snaturarli agli occhi delle orde di fan che li idolatrano: converrete con me la storia del pop ci insegna che riposizionare un progetto pop tentando di dargli credibilità — quella che nell’industria viene chiamata La Svolta Seria — è una delle cose più difficili al mondo. Quanti ci hanno provato fallendo? Shape Of My Heart è una ballata mid-tempo che non si distanzia granché dal repertorio della band, né tantomeno da quello scritto da Martin&co. Il template abba-esco è sempre alla base della composizione degli scandinavi: grandi melodie, ritornelli che si appiccicano immediatamente alle pareti del cervello, modulazioni sull’ultimo inciso, tutto molto geometrico e perfetto e quadrato. (Sono la terra che ha esportato il pop e l’Ikea mica per niente). Però, per chiunque si ritenga studioso del pop, Shape Of My Heart rappresenta l’inizio della fine della prima fase della carriera di Max Martin. I fattori soni tre: il primo è che i grandi anni in cui gli scandinavi hanno regnato il pop mondiale con le loro composizioni; da Britney agli N*Sync ai 5ive a Céline Dion e a chiunque ne chiedesse i servizi hanno, volente o nolente, saturato il mercato di proposte simili; il secondo è che quest’offerta continua di produzioni svedesi aveva dato il via a tutta una serie di cloni, tra boyband e girlband e solisti, dalle sonorità pressoché identiche, accelerando la necessità (e la voglia) del grande pubblico di ascoltare qualcos’altro; il terzo, da non sottovalutare, è che le fan base dei progetti teen sono sempre estremamente volubili, e nel giro di un paio d’anni una band di estremo successo può ritrovarsi in mano con un pugno di mosche e chartare in maniera nettamente peggiore rispetto alle aspettative. Capiamoci, Shape Of My Heart esordisce col botto un po’ dappertutto, non solo da noi. In America, dove Total Request Live — la trasmissione in diretta da Times Square trasmessa su Mtv — è il misurino di cosa piace ai giovanissimi, il pezzo parte alla grande, bruciando il record di giorni alla #1 (precedentemente appartenente sempre ai BSB). Le certificazioni abbondano e specialmente in Europa il pezzo va bene; però è evidente che qualcosa sta smettendo di funzionare in tutta la macchina del pop.
Un nuovo sound r&b sta lentamente tornando in voga in America; non è un caso se ai Neptunes (duo di producer costituito da Pharrewll Williams e Chad Hugo) viene chiesto di remixare The Call, il secondo singolo di Black&Blue, che si avvale di sonorità leggermente più adulte spingendo l’acceleratore su una ritmica appunto new r&b, con tanto di chitarre flamencheggianti a farla da padrona. Anche testualmente, in quel caso, Max Martin e soci a livello di songwriting pare si siano accorti che le cose stanno prendendo una piega diversa nel mondo della musica, e girano la narrazione che solitamente costituisce il template del repertorio della band (amore, conflitti, cuore spezzato) con un testo sul tradimento — da parte di chi canta, però, rappresentando per la prima volta i Backstreet Boys come bad boys, cosa che prima non era mai accaduta. (Quelli erano i 5ive che, come si diceva in una delle più belle quote dell’industria musicale dei 2000: i Boyzone ti portano a cena, i 5ive ti scopano nel vicolo). The Call non è l’episodio migliore della discografia dei BSB, come non lo è del repertorio di Max Martin, ma rappresenta lo shift di chi si accorge che i tempi e i gusti del pubblico stanno cambiando e tenta in corsa di coprire i colpi.
Non è nemmeno, poi, un caso se saranno proprio i Neptunes a vedersi affidati, a breve, i futuri lavori di N*Sync prima (e Justin Timberlake da solista poi) e Britney Spears, sancendo la fine della prima fase imperiale di Max Martin. Sarà il loro sound a prendere il sopravvento negli anni a venire, quando il cosiddetto bubblegum pop svanirà sullo sfondo di un paesaggio sempre più club e meno teen. Da noi, invece, paese notoriamente immune all r&b e al buon gusto, ci dovrà pensare un ragazzetto di Latina a cambiare per sempre il panorama pop italiano. Ma prima del suo arrivo toccherà pazientare ancora qualche mese.
LE PAGELLONE
Everybody è un 10.
I Want It That Way è un 10.
Shape Of My Heart è un 8.
Shape Of My Heart (di Sting) è un 10.
The Call è un 7.
The Call (Remix) è un 6.