Numeri Uno è la rubrichetta che si occupa di tutte le canzoni che sono finite alla prima posizione della classifica italiana dei singoli.
Qui trovate l’elenco di tutte le Numero Uno commentate, anno per anno, in continuo aggiornamento.
Sono a Londra, unico paese civilizzato in cui ancora abbia senso gettarsi nella folla per immischiarsi in un negozio di dischi e comprarne senza rimpianti o spendere patrimoni, e mi ritrovo davanti uno di quei deliziosi cofanetti che negli anni zero la discografia aveva intuito avere un qualche potere specifico sulle persone. L’accordo funziona così: ti compri l’opera rilevante dell’artista che trovi in copertina a pochi soldi, noi risparmiamo sui libretti e su tutte quelle altre menate da pippomani e collezionisti, ti ficchiamo dentro giusto il cd e una copertina in una sorta di mostruoso digipak, noi continuiamo a racimolare qualche soldo dal disco fisico, e tu ti porti a casa quattro o cinque dischi sensati. Nello specifico, il cofanetto di Madonna ha oggettivamente i suoi dischi rilevanti, dagli anni 80 a Ray Of Light e Confessions On The Dancefloor, e chiaramente American Life non si vede né si sente.
American Life è un disco distrutto dalla critica e amato di fan, come spesso accade. Al suo interno include la title-track, con uno dei più aberranti proto-rap di sempre. La fortuna di Madonna è che, qualche anno dopo il 2003, la più grande popstar vivente oltreoceano (Robbie Williams) scriverà e canterà un pezzo ancora più aberrante in cui rappa in modo estremamente goffo, salvandola dal primato di Più-brutta-canzone-con-un-tentativo-di-rap-della-storia-del-pop; altrimenti, American Life non avrebbe eguali.
Madonna continua a affidarsi a Mirwais, suo produttore per capolavori come Music e pezzi buoni come Don’t Tell Me e Die Another Day. Il problema è che, come in tutte le coppie, a un certo punto la novità finisce e ci si rinchiude in studio senza ricordarsi che c’è un mondo fuori che va a un passo diverso, più discreto, e che probabilmente non è allineato con quello che succede al di dentro di quelle mura insonorizzate e piene di lana di roccia.
(Madonna è l’artista che meglio riesce ad agguantare le #1 in Italia ogni qual volta esce con un singolo: qui sotto trovi le tre appena menzionate, ma al loro interno troverai anche gli altri singoli che Mrs. Ciccone è riuscita a piazzare in cima alle chart nostrane).
Nell’epoca post-Napster e pre-iTunes, Madonna è un avatar di se stessa. Costretta a reinventarsi dopo che l’industria ha tentato il suo reboot con dei cloni / eredi (centrando pienamente il bersaglio almeno in due casi, con Britney Spears e Christina Aguilera), Madonna sceglie il terreno dell’esplorazione sonora per tentare di condurre di nuovo il gioco. Sceglie di non lavorare con i grandi nomi dell’epoca (Max Martin & co.), e di tornare a affidarsi a Mirwais. American Life prosegue il filone del folk futuristico di Music in modo più aspro, nuotando tra tematiche più politiche e satira sull’Hollywood degli anni zero. È un disco introspettivo, sì, ma al quale manca la dose di spiritualità che aveva sempre contraddistinto alcuni sui testi, più recentemente vista in Ray Of Light — e, pur essendo Mirwais un genietto per certi versi, manca anche il tocco poetico e al contempo moderno di William Orbit, imbattibile Robin di Madonna.
Vocalmente, Madonna mette al centro il proprio limite — l’estensione e un canto non eccellente ma carismatico — elevandolo ancora una volta a pregio, lasciando a Mirwais il compito di rendere la sua voce robotica: un pezzo seppur centrale di un puzzle, elemento impazzito del miscuglio da laboratorio che i due compongono, in netto contrasto sonoro con le competitor dell’epoca, e portando agli estremi l’innovazione di Believe di Cher.
A questo giro però l’electroclash non funziona, anche se interessante il dualismo tra armonia maggiore (della melodia) e minore (della base) nelle strofe, con chitarre r&b che escono tra i synth per poi imporsi in maniera più poetica nel ritornello, coraggiosamente anti-dancefloor per mettere al centro il manifesto di Madonna. I pregi qui diventano i limiti di Mirwais: tagliare e cucire chitarre acustiche e sample e inondare la voce di Madonna di effetti sembrano già trucchi vecchi dopo Music.
American Life esalta i fan, disgusta i criritici e floppa pressoché ovunque, tranne naturalmente in Italia, perché gli italiani sono rancorosi e livorosi su tutto, ma hanno un talento immenso per perdonare qualsiasi cosa ai politici e a Madonna.
LE PAGELLONE
American Life è un 5.