Numeri Uno è la rubrichetta che si occupa di tutte le canzoni che sono finite alla prima posizione della classifica italiana dei singoli.
Qui trovate l’elenco di tutte le Numero Uno commentate, anno per anno, in continuo aggiornamento.
«Secondo te Madonna ha inventato la musica pop?» è come inizia la telefonata con il mio editore il mattino dopo che Madonna ha suonato a Milano. Posto che solo un pazzo risponderebbe di no, sul televisore di fronte a me c’è Micheal Jackson che ha appena smesso di cantare The Way You Make Me Feel per poi cominciare a cantare Black Or White. L’ho messo su perché a mia figlia non piace pressoché niente di niente. Soprattutto non le piace digerire, avendo un reflusso da record; però MJ è una di quelle tre cose — insieme a Bing e Carolina — che guarda volentieri. Ho deciso di metterle MJ in quell’ora che intercorre tra quando mangia e quando posso metterla sdraiata nella culletta (esatto: quello che accade a noi genitori-di-figli-reflussanti è che per almeno un’ora non possiamo posarla, altrimenti vomita, rischia di strozzarsi, eccetera: l’altro giorno, sapendo tutto questo, una farmacista di Torino mi ha detto che noi genitori di figli reflussanti siamo supereroi. Poi ha citato una canzone sui supereroi, e io avrei voluto citarla in giudizio, ma tant’è).
E ho deciso di metterlo proprio perché penso che sia un’ottima scuola di musica: se non cominci con lui e con i Beatles, da dove dovresti mai partire?
(Tom Breihan, su Stereogum, sottolinea come Madonna sia l’unica della Sacra Trinità Del Pop — lei, MJ e Prince — degli 80 ancora viva).
Ma per tornare alla domanda, a cui ho risposto immediatamente con fare polemico, come mio solito, ho guardato un po’ di recensioni del concerto di Madonna al Forum di Milano, o di Assago, fate voi, di ieri sera. Per capire cos’era successo, anche se qualunque cosa accada a un concerto ormai te la ritrovi sul feed di Instagram e X, e tante volte viene da chiedersi che serva andare a fare ai concerti se puoi vederli comodamente da casa (e non ditemi per le emozioni, siamo mica al Grande Fratello, su.) Insomma, ho letto un po’ di cose, ché magari mi venivano utili per parlare di Music, ma recensire le recensioni è un mestiere a parte, che necessita di molta più pazienza di quanto io sia capace di avere, e quindi le considerazioni che seguono non hanno a che fare con la Madonna di oggi, qualunque cosa possa rappresentare nell’offuscato panorama pop odierno, quanto più con la Madonna di allora.
La Madonna del 2000 arriva da anni buoni, quasi ottimi in risultati numerici: Ray Of Light è un gran disco, spirituale, elettronico, elegante, rivoluzionario, trainato da una mastodontica Frozen, che sbanca, innova e la reinventa; a seguire, un paio di cose abbastanza tremende per colonne sonore di film abbastanza tremendi che però l’Italia premia sempre con la #1.
(Non ve le ricordate? Beati voi. Rinfrescatevi la memoria qui sotto.)
Con Music, però, il cambio di passo è netto: Madonna abbandona William Orbit e s’accoppia artisticamente con Mirwais Ahmadazai che, ammetto, ha un cognome così difficile che l’ho dovuto copia-incollare.
Nel 2001 Aphex Twin, genietto dell’elettronica, dice di Madonna: “Her whole career’s been like, oh, they’re the trendy person of the moment, I’ll work with them to make me younger. They’re using you.”
E se questo poteva sembrare un pattern corretto per certi dischi di Madonna, qui le cose sono ben diverse: in un momento in cui il pop made in Svezia esplode nelle chart (vedi Britney e Backstreet Boys), Madonna non sceglie Max Martin.
Negli anni della massima esplosione della French touch (vedi i Daft Punk che raggiungono la #1 persino in Italia, o Mr. Oizo) in tutto il mondo, lei va a prendersi un producer misconosciuto persino ai più fanatici del genere. Non è alla moda né tantomeno giovane (nel 2000 ha 40 anni, mentre Madonna ne ha 42);
I bleep bloop di Music sono, però, oggettivamente da Museo Della Musica: synth acidi che entrano ed escono su un tappeto di drum machine perfetto per i club, ma con carattere e vigore, che non scimmiottano niente e nessuno, ma che — come sempre, va detto, tendono a fare le cose migliori di Madonna — vogliono essere un template: innovare piuttosto che seguire. Potrebbe essere la prima #1 che flirta con l’acid house di sempre — e a memoria, anche l’ultima.
L’aneddotica racconta alcune cose: la prima è che a Madonna girarono un demo di Mirwais per chiederle se fosse un progetto interessante da firmare in Maverick, label di Madonna, e lei fu folgorata da quei suoni;
la seconda, che Music venne scritta dopo che Madonna andò a un concerto di Sting, dove osservò la gente in silenzio quando venivano suonate le vecchie hit dei Police; la terza, che il rapporto tra Madonna e Mirwais fu parecchio complicato in studio, dato che lui non parlava inglese. (Madonna disse: dopo un paio di giorni volevo strapparmi i capelli dalla testa).
Dall’incipit — che passa dai vocoder di «Do you like my acid rock?» a «Hey Mr. DJ, put a record on, I wanna dance with my babe» — in poi, gli intendi di Madonna sono chiari: farti ballare, inneggiando alla musica. Semplice, ma efficace.
Sul testo non mi dilungherei più di tanto: «Music makes the people come together» non è certamente Italo Calvino, ma i testi di Madonna o di qualunque altra canzone pop raramente lo sono stati.
Il groove non ha pietà: è la versione più krafwerkiana di Madonna che potremo mai incontrare. Certo, vocalmente non è Frozen, ma la topline monotono riesce comunque, grazie alla produzione e al mix sopraffino di Spike Stent, a essere incisiva quanto basta.
Music è lo statement di Madonna che apre il suo nuovo ciclo discografico abbracciando l’elettronica a piene mani, facendosi aiutare come guest nel videoclip da una delle figure comiche di spicco di quegli anni in Uk: Sacha Baron Cohen — sì, quello di Borat —, col suo personaggio Ali G che prendeva in giro i rapper inglesi dell’epoca. (Volete la mia take su Ali G? Era Lundini vent’anni prima di Lundini. Anche se gli sketch comici, peggio ancora della musica, invecchiano molto precocemente).
Music fu leakkata su Napster, e all’epoca la cosa era un big deal: gli spoiler non venivano fatti apposta, anzi, danneggiavano i pezzi (a detta dei discografici: va’ a capire se era vero o no).
Ma Music non fu danneggiata da nulla, dominò per mesi le chart mondiali (#1 in Usa e Uk), e non è neanche l’ultima #1 di Madonna che vedremo — nemmeno quest’anno —, anche se è, forse, una delle sue ultime #1 iconiche e non tragiche. Sì, American Life, ce l’ho proprio con te.
LE PAGELLONE
The Way You Make Me Feel è un 10.
Black Or White è un 9.
Frozen è un 10.
Music è un 9.
American Life è un 2.